Repubblica 9.9.17
Su La7 parte “Skroll”, la striscia quotidiana del vignettista della banda di Zoro
Il blob di Makkox senza politica “Con la nostra satira si ride troppo poco”
di Silvia Fumarola
ROMA
POETICO, quando dedica a Paolo Villaggio una vignetta in cui Fantozzi
arriva in Paradiso e chiede a “sua Eccellenza” di avere anche lui una
nuvoletta. Che puntuale arriva, ma non soffice sotto i suoi piedi, nera e
carica di pioggia, sulla sua testa. Ma sempre caustico con i politici,
da Alfano a Renzi. Marco D’Ambrosio, in arte Makkox, chioma a cespuglio
il disegnatore della banda di Gazebo («Lo scriva» dice con aria sorniona
«che devo tutto a Zoro») da lunedì debutta su La7 alle 19.30 con
Skroll. Sarà un Blob con immagini prese del web montate in una striscia
quotidiana. «Non è facilissimo, lo so» dice subito «perché c’è tanta
roba».
Makkox, cosa sceglierà?
«Le cose divertenti.Oggi
viene tutto dalla rete e dai social. Instagram mi piace particolarmente
perché è più visuale, più pop, più frivolo. Twitter è un social
impegnato, Facebook è molto litigioso, Tumblr. è troppo raffinato.
Instagram è il più giusto».
“Blob” segue un filo conduttore, lei come si regolerà?
«Segui
Trump mentre sotto sbuca un gatto rosso che gli somiglia tantissimo:
sublime. Leghi soluzioni umoristiche o satiriche, contrappunti nel
flusso. Fare Skroll non vuol dire prendere cose della rete e e buttarle
in tv chiave umoristica».
Non ci sarà la politica?
«No, in
nessun modo. Twitter ormai è anche uno strumento politico. Quando voglio
respirare e rendermi conto che il mondo è fatto di folli e scemenze,
allora faccio scrollare Instagram. Sarà un filmato chiuso, ci diamo un
orario se no non riusciamo ad andare in onda se parto dalle notizie del
giorno».
Si possono creare link su tutto?
«Quando è morto
Gastone Moschin ho reso omaggio ad Amici miei, subito dopo ho montato
Bobo Vieri con i suoi amici di calcetto. Si somigliano tutti se li vedi
in maniera satirica, con un senso malinconico. Poi le prove le mando al
direttore Andrea Salerno».
Che consigli le ha dato?
«Mi ha
detto solo: “Divertiti”. Spero che siano idee che divertono me e gli
spettatori, vado a cercare cose che non hanno senso».
Un po’ strano visto che lei viene dalla satira politica: che è successo?
«Non
ce la faccio più a sentire discorsi politici ridotti a litigi, piccole
furberie retoriche. Sembra Il processo del lunedì sempre, dicono cose
imbarazzanti. Ti viene da dire: ora basta».
Che pensa della satira di sinistra nei confronti della sinistra?
«È
l’unica che puoi fare. Devi conoscere bene la materia, ci deve essere
empatia. Più la conosci e più riesci a essere efficace. Fare satira
militante è un po’ come fare il chirurgo, che conosce il corpo. Quando
rido dei nerd protagonisti della serie Big bang theory, capisco che tra
chi scrive qualcuno è come loro».
Per fare satira sulla destra vale lo stesso principio?
«Ho
un nonno finanziere, conosco anche la destra. I miei genitori hanno
votato Berlusconi e le litigate che abbiamo fatto non si contano. Ci
vedevamo solo alle feste, non abitano più in Italia. Non li vedo ma gli
voglio bene. La destra, per così dire, mi è familiare».
Il politico che le piace di più disegnare?
«Berlusconi.Per
me Silvio è come Topolino, gli faccio fare qualunque cosa. Infatti
spesso mi dicono: “Quando lo disegni lo fai diventare simpatico”. Ma che
ci posso fare? A me ricorda mio zio, un po’ spavaldo, un po’
intrallazzone. Da quel mix esce il meglio, dipingere l’avversario in
maniera odiosa è una roba fascia. Gasparri non l’bo mai disegnato,
Alfano si è arrabbiato ma l’ho reso bello armonico... Sarà stato
consigliato male, io lo so che in fondo ci vuole bene ».
C’è un limite alla cattiveria?
«Puoi
essere impietoso ma crudele è un’altra cosa. Charlie Hebdo è cattivo,
ed è solo un registro.Non sbeffeggia i morti, si fa sberleffo della
morte. Qui in uno spot cade il meteorite che colpisce la mamma e fa
scandalo. Abbiamo paura di ridere, manca l’educazione alla satira».
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