domenica 2 luglio 2017

pagina99 30.6.17
Genitori che odiano lo Stato
Contro i vaccini, le mense, l'educazione alla parità: storia di una rivolta Il nemico è lo Stato storie di genitori arrabbiati Tendenze Urlano al regime contro i vaccini, credono che la scuola pubblica manipoli i giovani, non vogliono il cibo delle mense. Una galassia dominata da individualismo, fake news, autonomismo e cattolicesimo radicale
di SAMUELE CAFASSO

Antonio Affinita è una vecchia conoscenza delle redazioni dei giornali. Alla fine degli anni Novanta, insieme a sua moglie Maria Rita Munizzi, fondò il Moige, l'associazione dei genitori che ogni giorno riusciva a conquistare spazio sui giornali denunciando i programmi televisivi a loro dire inadatti ai bambini: troppa violenza, troppo sesso, troppe parolacce. Kubrick non va bene, il telefilm con i baci gay nemmeno. Ai censori non sfuggiva niente. Di Affinita mi ero quasi dimenticato fino alla settimana scorsa, quando ho scoperto che ha trovato un nuovo, popolare filone di lotta. C'è un video su Facebook in cui è ripreso di spalle, mentre arringa qualche centinaio di persone a Roma. A un certo punto urla: «Non si strappano i figli alle mamme». E la folla esplode: «Libertà, libertà, libertà!». Il titolo del video è «Il sequestro di Stato dei nostri figli non è possibile», la manifestazione è a favore «della libertà di scelta vaccinale». A colpire non è tanto il tema – i vaccini sono una questione seria e le critiche al decreto Lorenzin più che legittime – ma gli argomenti. Si parla poco di medicina, molto di Stato, libertà, dittature. Ma non è così sorprendente, in realtà: «La vaccinazione, come la schiavitù, solleva alcune domande incalzanti riguardo ai diritti sul proprio corpo», scrive Eula Biss in Vaccini, virus e altre immunità (Pontealle Grazie,2015).«Ma, come ha sottolineato la storica Nadja Durbach, i movimenti antivaccinali spesso sono più interessati all'abolizione in quanto metafora della libertà individuale, piuttosto che come obiettivo condiviso» Cosa ci racconta del Paese il movimento no-vax? Non tutto, ma una parte rilevante flirta con il vasto bacino di chi vede nello Stato un nemico da abbattere, una realtà ostile da cui difendersi. I bambini sono diventati il campo di battaglia. Non è la prima volta: è successo al Family Day – «Giù le mani dai nostri figli» – e in occasione della "battaglia del panino" in cui decine di famiglie si sono battute in nome del "diritto" dei propri figli di mangiare in mensa i cibi portati da casa. L'anti-Stato fa parte dello storia d'Italia da oltre 150 anni, sia detto senza giudizi di merito: contro lo Stato "piemontese" i meridionali dopo l'unificazione, contro lo Stato invasore i cattolici dopo Porta Pia. Né con lo Stato né con le Br la sinistra più ambigua negli anni Settanta, contro Roma ladrona la Lega degli anni Novanta. Lo sciopero delle tasse contro lo Stato gabelliere, l'assedio al Parlamento dei corrotti. Oggi è l'ora dei genitori, in una contemporaneità sballottata tra crisi delle autorità, fake news, frantumazione dell'opinione pubblica. Secondo la sociologa della famiglia Chiara Saraceno, «in un Paese passato da una dittatura e in cui i figli erano figli del fascismo, una rivendicazione di autonomia può anche essere positiva. Una tensione tra Stato e famiglia c'è sempre stata ed è fisiologica, qui però siamo passati dalle pretese di un controllo totale da parte dello Stato a una pretesa uguale da parte delle famiglie. Lo Stato è visto come un soggetto autoritario da cui difendersi, non una realtà a cui tutti partecipiamo». È la vittoria dell'individualismo? «Io direi che è la vittoria delle piccole comunità e identità contro la comunità grande dello Stato». • Vaccini e comunità Ana Diana Demian è a capo di una associazione anti-vaccini nata in Emilia Romagna, la prima Regione ad aver subordinato le iscrizioni scolastiche alle vaccinazioni. Sul sito di "Liberi dall'obbligo vaccinale"compare un articolo dedicato al due giugno in cui spiega che c'è poco da festeggiare «in un Paese che ha imbavagliato gli operatori sanitari, un Paese in cui ogni giorno vengono calpestati i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione». A suo dire, negli ospedali i medici delle Asl sono costretti a leggere a bassa voce gli avvertimenti sui bugiardini dei vaccini per paura di essere denunciati e radiati dall'Ordine, «come un regime». Il partito che più è in sintonia con la loro battaglia, sostiene, è la Lega Nord. In effetti l'unica Regione ad aver presentato ricorso alla Consulta contro il decreto Lorenzin è il Veneto "verde"di Luca Zaia che si appresta al referendum autonomista, appoggiata dalla Lombardia (leghista) e dalla Liguria (centrodestra, ma l'assessora alla Sanità è la leghista Sonia Viale). È poi interessante notare la correlazione tra anti-vax e autonomismo: in Val d'Aosta l'assessora alla Cultura Chantal Certan, del partito autonomista Alpe, ha definito il piano sanitario italiano «una sperimentazione di massa mai vista in un Paese europeo» se non ai tempi di Hitler. Contro la ministra Lorenzin ha poi votato una mozione all'unanimità (assenti i consiglieri Pd) la provincia autonoma di Bolzano, che ha un tasso di vaccinazione dal morbillo del 68%, il più basso di tutta Italia. «Tuttavia», spiega a pagina99 Rosalba Iezzi, segretaria per il Trentino Alto Adige della Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp), «questo è dovuto a una cultura antivaccinale che permea l'area austriaca e la Baviera. Non ci vedrei un connotato autonomista». E però aggiunge anche come in passato «ci sia stata da parte delle istituzioni un'eccessiva tolleranza. L'obbligo di vaccinazione va mantenuto». Autonomismo e federalismo anti-Roma sono una parte della storia. C'è poi tutto il filone «di chi rifiuta la scienza, la sua autorità e si rifugia nella magia», come spiega il medico Renzo Le Pera (Federazione italiana medici di famiglia), ed è anche questa una forma peculiare di anti-Stato nella forma di negazione delle autorità scientifiche. Gli antivaccini fanno breccia anche nella sinistra ecologista e libertaria – i Verdi, ad esempio –e nella destra individualista che rifiuta ogni imposizione al singolo. «Ma quando si parla di vaccini», spiega Giuseppe Chimenti, presidente Fimp, «bisognerebbe spiegare che per garantire la sanità della popolazione servono politiche rivolte al singolo e al pubblico». Invece è rifiutato il concetto di immunità di gregge che impone un trattamento verso alcuni (la vasta massa che va vaccinata) a tutela di altri (quelli che non possono essere vaccinati). Secondo Eula Biss, sui vaccini bisognerebbe ragionare attraverso il velo dell'ignoranza di cui parlava. • Gli anti-Stato cattolici Ci sono opposizioni ai vaccini che sono invece figlie di spezzoni di Paese fortemente comunitari, ma comunque anti-Stato. Se si va a cercare la petizione del Moige contro i vaccini, si può vedere che questa è ospitata sulla piattaforma di Citizen Go, un'associazione spagnola di ispirazione cattolica che si batte a difesa della famiglia tradizionale e che da pochi mesi lavora a fianco di Massimo Gandolfini, il leader del movimento italiano che si oppone «alla teoria del gender nelle scuole». Due battaglie diversissime ma che condividono l'opposizione radicale contro lo Stato che "avvelena"i bambini, o li manipola ideologicamente. «L'imposizione dell'ideologia gender è solo la punta dell'iceberg di un sistema statale che mira a plagiare le menti delle nuove generazioni con i dogmi del politicamente corretto promossi dalla grande finanza e dalle varie lobby, come quella Lgbt, che lavorano per un nuovo ordine mondiale», riporta il sito di Provita. Secondo queste associazioni –l'ultima volta hanno manifestato a Roma sabato 17 giugno –nelle scuole italiane sarebbe in corso una sperimentazione finalizzata a confondere il corretto sviluppo sessuale dei bambini, attraverso lezioni in cui viene detto loro che possono essere maschi o femmine a seconda del desiderio e delle circostanze. La legge sulla "Buona scuola" del 2015, in realtà, prevede solamente un'educazione alla parità tra i sessi. La fake news del gender, però, ha avuto così ampia diffusione che, a settembre del 2015, il Miur ha dovuto diramare una circolare di chiarimento. Tra le "vittime" della campagna anti-gender l'associazione Labydi Trieste che nel 2015 aveva proposto alle scuole un gioco e un percorso educativo pensato per contrastare il maschilismo. Il gioco del rispetto prevedeva un mazzo di carte dove ogni professione o lavoro era rappresentato da un maschio o una femmina: infermiere o infermiera, operaio od operaia, dottore o dottoressa. I bambini potevano poi assumere i panni della professione che più gradivano, indipendentemente dal sesso. Contro il gioco presto si sono diffusi sui giornali e online fake news secondo cui i bambini venivano obbligati a vestirsi da maschi se femmine e viceversa, oltre a toccarsi nelle parti intime. Tra gli altri, è intervenuto il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, in alcuni casi il gioco è stato ritirato dalle scuole. «Se devo trovare un filo conduttore tra la vicenda dei vaccini e la mia», racconta Benedetta Gargiulo, una delle promotrici,«è che lo Stato interviene perché una società non vaccinata è pericolosa. Anche una società in cui si diffonde il maschilismo è pericolosa e per questo bisogna educare i cittadini. Ma oggi se dici questo ti tacciano come fascista». • Contro la scuola pubblica Gargiulo esagera? Se si viaggia tra i siti delle associazioni come ProVita, Generazione Famiglia (la Manif Pour Tous Italia), Citizen Go, ci si imbatte spesso nel concetto di "priorità educativa dei genitori" e un richiamo insistito all'articolo 30 della Costituzione, secondo cui «è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli». Come nell'Italia uscita dal fascismo, i promotori della battaglia anti-gender sono realmente convinti che sia necessario tenere lo Stato e la scuola fuori dalla vita di bambini che altrimenti sarebbero indottrinati. Secondo Filippo Savarese (Generazione Famiglia), «sull'educazione sessuale così come su questioni di filosofia e antropologia dell'uomo» ogni consiglio di classe deve poter discutere i programmi, votarli a maggioranza e «avere il pieno diritto di non far partecipare i propri figli quando si toccano temi sensibili». La diffidenza contro lo Stato, il controllo ossessivo dei programmi scolastici, delle attività extracurricolari come spettacolit eatrali o film, sono il modus operandi di un nuovo mondo sul crinale tra individualismo e pulsioni identitarie di chiusura. Un fenomeno che va oltre i gruppi cattolici, oltre la protesta dei vaccini: «Siamo nell'epoca del controllo totale dei messaggi rivolti ai nostri figli, in nome della nostra libertà contro la loro di ascoltare altre voci», sostiene Chiara Saraceno. «È il principio della negazione di qualsiasi autorità che non sia quella dei genitori».