martedì 4 luglio 2017

La Stampa 4.7.17
Condannato per pedofilia ritorna a dire messa
di Riccardo Arena

È tornato a dire messa, tra i fedeli di una parrocchia di una zona considerata a rischio criminalità, a Palermo, quella di corso dei Mille, nella chiesa di Maria Santissima del Carmelo ai Decollati. Stupore, imbarazzo tra i fedeli: e non perché si tratti di un prete antimafia in terra di mafia, quanto perché Paolo Turturro ha finito da qualche mese di scontare una condanna per pedofilia. Mai sospeso, mai cacciato, mai ridotto allo stato laicale: tre anni, gli erano stati inflitti per avere baciato e abusato di due bambini di 10 e 11 anni, e la metà della pena il sacerdote l’ha trascorsa nel carcere dei Pagliarelli. Tornato libero, è tornato pure sull’altare.
Ha 67 anni, Turturro: a invitarlo a celebrare è stato il parroco della chiesa dei Decollati, don Giacomo Ribaudo, anche lui prete impegnato nel sociale, molto vicino al “collega” durante la lunga vicenda giudiziaria che lo ha riguardato e che, a dispetto della severità della Chiesa contro i preti pedofili, a Turturro non è mai costata praticamente nulla. Quando era parroco della chiesa di Santa Lucia, in un altro quartiere infiltrato da Cosa nostra come il Borgo Vecchio, padre Paolo era diventato famoso per l’impegno in favore della legalità, per avere detto pubblicamente, durante la messa di Natale del 1993, di avere confessato uno degli autori della strage di Capaci. Finito sotto scorta, si era dedicato al recupero dei minori in situazioni di grave disagio e per questo aveva attrezzato il Borgo della Pace, una sorta di colonia estiva in un paese a una cinquantina di chilometri da Palermo, Baucina.
Proprio lì sarebbero avvenuti i due episodi finiti nel mirino dei magistrati. Pur tra mille imbarazzi e reticenze, un ragazzino disse in classe che il prete lo aveva baciato in bocca e che la cosa gli aveva fatto schifo. Venne fuori poi un altro caso, quello di una violenza vera e propria, avvenuta però nel 1999 e caduta in prescrizione quando il processo, nel 2014, finì in Cassazione. L’altro fatto, l’unico rimasto in piedi per la giustizia degli uomini, fu considerato «di minore gravità». Per la giustizia della Chiesa, invece, il caso non si è mai posto e il prete pregiudicato per pedofilia, una volta scarcerato, è tornato a predicare. «La gente mi accoglie con affetto – il suo commento –. Io ho portato la croce in questi anni con serenità, perché Dio è amore e perdono. Finora non ho incontrato nessuno che si mostrasse scandalizzato del mio ritorno. Ma ho scelto il silenzio».