giovedì 6 luglio 2017

il manifesto 6.7.17
Tra Renzi e Recalcati il nodo non si scioglie
Per lo psicoanalista «seducente» Massimo Recalcati, Renzi è un oggetto significante performante di desideri.
di Giovanni De Plato

Per lo psicoanalista «seducente» Massimo Recalcati, Renzi è un oggetto significante performante di desideri.
Per il segretario del Pd Matteo Renzi, Recalcati è un fine dicitore di miti e metafore che colpiscono i cuori e abbagliano le menti. Subito hanno capito che erano fatti l’uno per l’altro. Che potevano costituire una coppia aspirante: l’uno alla presidenza del Consiglio, l’altro a essere il profeta del Padre amor.
Su queste idee poco parallele i due si sono accorti di essere molto convergenti.
Renzi, non ha perso tempo, ha invitato l’immaginifico filosofo alla Leopolda. E Recalcati, grato della beatificazione laica, ha portato in dono al machiavellico leader una sorprendente proposta. Dare vita a una Scuola di formazione quadri, non di psicoterapeuti ma di politici.
Detto, fatto, entrambi per dare prestigio alla loro creatura hanno voluto darle il nome di «Pier Paolo Pasolini». Il poeta-scrittore-regista si è visto così, ancora una volta, strumentalizzato sul disconoscimento del suo essere un combattente e un rivoluzionario. la Scuola ha già ospitato il primo corso, dove il docente Renzi insegna il Riformismo (del giglio magico) e l’accademico Recalcati la Psicologia delle masse (in attesa del padre).
Cosa dire? Della Scuola è meglio lasciare ogni considerazione. Di un qualche interesse, forse, potrebbe essere il problema di come i due affrontano, l’uno come politico e l’altro come psicoanalista, la relazione conflittuale padre-figlio.
Partiamo da Recalcati. A suo dire sono due le chiavi di lettura.
La prima risponde al paradigma freudiano del complesso di Edipo. Dove padre e figlio si sfidano in un rapporto simmetrico. Edipo è destinato a uccidere il padre se vuole emanciparsi e darsi una matura identità sessuale. Laio è destinato, a sua volta, a difendersi a farsi despota per non essere sopraffatto dal figlio sfidante.
La seconda chiave di lettura, sempre a dire di Recalcati, risponde alla parabola evangelica di Luca. Dove in un rapporto, questa volta asimmetrico, il padre dall’alto della sua saggezza concede al figlio la libertà del suo autonomo viaggio e della sua autentica esplorazione.
Arriviamo a Renzi. Il segretario del Pd sa bene che fin da piccolo ha avuto a che fare con un padre che si mostrava una presenza disorientante, tanto da obbligare il figlio adulto a invocare «stai calmo», di fermarsi e di dire se interrogato la verità, quella vera e non quella della recita paesana. Lui, Matteo, è convinto che da piccolo non è stato mai Edipo e suo padre anche a tarda età non sa essere assolutamente Luca.
Il dialogo tra Recalcati e Renzi sulla relazione padre-figlio e le sue implicazioni psicologiche e politiche rimane incomprensibile. Forse, invece di istituire una Scuola quadri per i giovani della sinistra, dovrebbero andare entrambi a scuola in materia di dialogo, d’incontro per riuscire ad apprendere il valore sostanziale e non simbolico delle diverse forme di attaccamento genitore-figlio e di comunicazione (non verbale-empatica-verbale) adulto-bambino.
A questo punto se si vuole dare un minimo di dignità alla collaborazione tra Renzi e Recalcati occorre spostare il discorso sul piano politico.
Qui i due sono più coerenti e in sintonia. Entrambi sono convinti che il problema vero della crisi del Paese è secondo Renzi la mancanza di una moderna leadership politica e secondo Recalcati l’assenza di un Padre auterevole.
Questi due deficit secondo loro generano una massa di adulti immaturi, smarriti, sbandati e incoscienti, che istintivamente sono portati a disaffezione, protesta, all’antipolitica, al rifiuto dell’autorità. Un Padre assente e un leader mancante sono individuati come la causa di quella moltitudine di cittadini accecati dall’individualismo, dissociati dalla reltà, senza valori e privi di orientamento, un popolo di qualunquisti o assenteisti.
A questi mali, Renzi e Recalcati individuano un solo rimedio: occorre una Autorità che per essere forte, come richiede la crisi, deve centralizzare i poteri e un Leader che per essere autorevole deve accorpare i comandi in una persona.
Per nostra fortuna le persone sanno che la crisi è ben altra, è di natura finanziaria, economica e sociale indotta da una globalizzazione senza regole e senza un minimo di governance.
Il Pd se vuole continuare a perdere consenso e credibilità si affidi pure al duo Renzi-Recalcati.