Il Fatto 1.7.17
Banche, il governo si rimangia le norme contro papà Boschi
Palazzo
Chigi mette la fiducia sul decreto per Veneto Banca e PopVicenza. Così
salta l’emendamento sull’interdizione dei vertici di istituti finiti in
liquidazione
di Carlo Di Foggia
L’influenza del
sottosegretario Maria Elena Boschi sul governo, dettata dalle vicende di
banca Etruria, è ormai un problema serio. E a pagarne il prezzo sono di
nuovo i risparmiatori colpiti dai crac bancari, le famiglie che hanno
sottoscritto le obbligazioni subordinate emesse dagli istituti. Il
governo ha deciso di blindare il decreto che manda le due banche venete
in liquidazione, rimangiandosi le modifiche proposte dal relatore del
testo in Commissione finanze alla Camera, Giovanni Sanga (Pd). La
decisione, risulta al Fatto, è arrivata anche per le pressioni della
sottosegretario alla presidenza del Consiglio (anche se fonti a lei
vicine negano). A guardare l’emendamento si capisce l’interesse:
conteneva una norma bomba che rischiava di inguaiare il padre Pier Luigi
Boschi, ex vicepresidente di Banca Etruria.
Il decreto è arrivato
alla Camera il 3 luglio scorso e viene incardinato in commissione
Finanze. La parte che regala gli asset di valore di Pop Vicenza e Veneto
Banca a Intesa Sanpaolo – più 5 miliardi dello stato e 12 di garanzie –
è blindata, ma il resto no. Arrivano 560 emendamenti da tutti i gruppi.
Sanga – che in quanto relatore concorda le modifiche col governo, in
questo caso col Tesoro che segue la partita – ne riprende alcuni e li
inserisce in un maxi-emendamento da votare. Tra le modifiche ce n’è una
(comma 7) esplosiva, ricopiata da un emendamento depositato in
Commissione da Pier Luigi Bersani: “Ove i commissari liquidatori
esercitino l’azione di responsabilità ai sensi dell’articolo 2394-bis
del codice civile, il giudice, se accoglie la domanda nei confronti
degli amministratori delle banche, condanna sempre questi ultimi
all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione perpetua
dall’esercizio delle professioni, dagli uffici direttivi delle persone
giuridiche e delle imprese e l’incapacità di contrattare con la pubblica
amministrazione”.
La norma riguarda tutte le banche. La popolare
dell’Etruria è finita in liquidazione coatta amministrativa nel novembre
2015, quando il governo ha applicato il bail-in, azzerando azionisti e
obbligazionisti subordinati. Pier Luigi Boschi è entrato nel cda nel
2011 ed è stato vicepresidente da maggio 2014 a febbraio 2015, quando
Bankitalia ha commissariato l’istituto aretino e multato i vertici. Il
17 marzo 2016 il commissario liquidatore di Etruria, Giuseppe Santoni ha
intimato a 37 ex amministratori, tra cui Boschi, di risarcire entro un
mese i danni per un ammontare di 300 milioni, pena l’avvio di un’azione
di responsabilità. Nessuno ha pagato e così Santoni ha deciso di
avanzare la richiesta, sottoponendola alla Banca d’Italia. Boschi senior
rischia l’interdizione perpetua. Tanto più che i rapporti tra
Bankitalia e la figlia sono pessimi. Nei giorni seguenti al crac di
Etruria, mentre da via Nazionale venivano diramate veline sulle
responsabilità bancarie del papà, l’allora ministro delle Riforme dettò
al Corriere parole furenti contro il governatore Ignazio Visco spiegando
che lei non prendeva lezione “dalle stesse persone che un anno fa
suggerivano a Etruria un’operazione di aggregazione con la Popolare di
Vicenza”.
Da ieri non c’è più nessun rischio. Sotto la spinta di
Palazzo Chigi il governo ha blindato il testo mettendo la fiducia. Sarà
votata oggi. Il voto finale al decreto è previsto domani. Niente ritorno
in commissione Finanze, come invece prevedeva l’accordo politico nella
maggioranza avallato dal Tesoro, per votare il l’emendamento Sanga. “È
incomprensibile e politicamente ingiustificabile non aver colto il
lavoro eccellente fatto da Sanga e dal capogruppo Pd Pellilo”, ha
attaccato il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia,
esponente di Fronte democratico, la corrente di Michele Emiliano dentro
il Pd. Che si prepara a non votare il testo (garantendo la fiducia). “È
invotabile. Non si capisce perché debbano essere abbandonati i
risparmiatori che hanno creduto nello Stato”, attacca il governatore
pugliese. Mettere la fiducia è un gesto “fascista”, ha scritto Beppe
Grillo sul blog. Mdp deciderà oggi.
Venendo incontro alle critiche
di Emiliano, oltre alle norme sui banchieri, l’emendamento Sanga
conteneva norme a favore degli ex azionisti e ampliava i criteri per il
rimborso agli obbligazionisti subordinati delle venete azzerati dal
decreto. Concedeva infatti l’accesso agli indennizzi a tutti quelli che
hanno comprato i bond fino al primo febbraio 2016, e non più giugno 2014
come per Etruria. Una disparità che avrebbe indispettito Boschi, ma che
non avrebbe fatto differenza nel caso della banca aretina: non ha
emesso bond nel 2015, mentre Pop Vicenza e Veneto banca sì, e per 490
milioni. Già nella vicenda Etruria il governo aveva negato il rimborso
ai bondisti, salvo ricredersi dopo il suicidio di Luigino D’angelo,
obbligazionista della popolare aretina. Alla fine dello scorso anno le
pressioni della Boschi avevano fatto saltare le modifiche alla riforma
delle banche popolari, stroncata dal Consiglio di Stato.