sabato 27 maggio 2017

il manifesto 27.5.17
Pubblicato Voucher, Cgil in rivolta
Contro il blitz del governo. Mobilitazione e ricorso alla Consulta. Susanna Camusso attacca il «grande pasticcio» dell’esecutivo: stop al ritorno dei «buoni lavoro»
di Roberto Ciccarelli

Sui voucher la scarsa coesione della maggioranza sta producendo «un grande pasticcio». All’uscita dalla commissione bilancio della Camera, dove ieri pomeriggio ha seguito i lavori sull’emendamento alla manovrina di primavera che reintrodurrà in altra forma i buoni lavoro, la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso ha sostenuto che «siamo di fronte, con un altro nome, a un meccanismo esattamente equivalente a quello dei voucher, pieno di scappatoie che favoriranno tutti i trucchi possibile e immaginabili».
A chi, tra i molti nel governo e nel Pd, hanno sostenuto negli ultimi due giorni che quelli in discussione nell’emendamento del relatore Mauro Guerra «non sono i voucher», Camusso ha risposto che nelle bozze in circolazione «non c’è nulla che faccia pensare che ci sia un rapporto di lavoro effettivo». La logica è «quella di rendere il lavoro sempre più precario e pagarlo meno».
Due sono le iniziative previste per riavviare un conflitto contro la decisione del governo e del Pd sui ticket aboliti solo un mese fa con un decreto per evitare il referendum Cgil. In una conferenza stampa ieri mattina a Corso Italia Camusso ha parlato di una mobilitazione nazionale, di un ricorso alla Corte costituzionale e di un appello al presidente della Repubblica Mattarella: «Siamo di fronte a un’evidente lesione della Costituzione e delle sue regole, oltre che a una sottrazione di potere decisionale dei cittadini». Già ieri da Palermo a Roma, dalle Marche a Treviso, le camere del lavoro hanno manifestato davanti alle prefetture. Ciò che alla Cgil, ma anche a Cisl e Uil, proprio non va è che il governo e la maggioranza abbiano concepito il blitz sui voucher senza sentire le «parti sociali», diversamente da quanto ribadito più volte anche da esponenti del governo nelle ultime settimane. «Il governo si fermi e ci convochi – ha detto la segretaria generale della Cisl Anna Maria Furlan – Le notizie che si stanno diffondendo sulla tipologia dei nuovi voucher sono oltre che contraddittorie anche preoccupanti». Anche le modalità seguite per approvare l’emendamento – che dovrebbe essere stato presentato nella tarda serata di ieri – non sono delle più limpide. Camusso sostiene di esserne venuta a conoscenza perché alcuni parlamentari lo hanno fotografato in commissione. «Sembra che il rientro dei voucher non abbia padri, salvo i consiglieri di palazzo Chigi» ha aggiunto ironicamente.
Allo stato attuale delle bozze sarebbe prevista l’istituzione di un «libretto famiglia per colf e badanti» dal valore di 10 euro. Il libretto sarà nominativo e prefinanziato acquistabile su una piattaforma online dell’Inps se sarà riservato ai lavori domestici, inclusi giardinaggio pulizia e manutenzione, assistenza domiciliare per bambini e anziani, con malattie o disabilità. I buoni da 10 euro l’ora più contributi per la gestione separata Inps, premio assicurativo e oneri gestionali per 2 euro saranno usati anche per l’insegnamento privato supplementare.
Sarà inoltre introdotto un tetto unico ai compensi da 5 mila euro. Il lavoratore non potrà ricevere più di 2500 euro l’anno dal medesimo datore di lavoro. La misura minima oraria dei compensi non potrà essere inoltre inferiore a 9 euro l’ora, per un massimo di 4 ore di lavoro consecutive con lo stesso datore di lavoro. Sarà inoltre vietato il ricorso al contratto di prestazione occasionale alle imprese con più di cinque lavoratori subordinati a tempo indeterminato, esclusi i settori dell’edilizia, delle miniere e le imprese che eseguono appalti di opere e servizi. Anche la P.A. potrà fare ricorso al contratto di prestazione occasionale limitatamente a calamità naturali, attività o manifestazioni sportive.
La critica della Cgil al nuovo voucher inteso come «contratto di prestazione occasionale» è sottile, ma comprensibile. Non è il «contratto di lavoro subordinato occasionale» di cui si parla negli articoli 80 e 81 della «Carta dei diritti universali del lavoro»». In questo caso si riconosce un rapporto di lavoro, nell’altro solo una prestazione individuale. Il sindacato tende a restringere il ricorso ai «buoni lavoro» imponendo un tempo massimo di 40 giorni all’anno e compensi non superiori a 2.500 euro. Per tutte le altre attività occasionali c’è la possibilità di adottare i contratti a termine, ad esempio. Per questa ragione Camusso ripete da giorni che sui voucher «non c’è nessun vuoto normativo».