domenica 21 giugno 2015

Repubblica 21.6.15
La fede di Einstein è il mistero
di Piergiorgio Odifreddi


Sessant’anni fa, il 18 aprile 1955, moriva Albert Einstein, il più grande scienziato moderno. Quindici anni fa la rivista Time lo designò “uomo del XX secolo”, a riprova del fatto che la sua influenza andò ben oltre il campo scientifico. In particolare, la sua opposizione a Hitler e la sua adesione al pacifismo lo promossero al rango di opinionista universale, interpellato sui più disparati argomenti. Uno dei quali era la religione, alla quale alludeva spesso il suo linguaggio oracolare. Ad esempio, quando gli fu comunicato che gli esperimenti avevano confermato le previsioni della sua relatività generale, qualcuno gli domandò cosa avrebbe pensato se fosse successo il contrario, e lui rispose: «Mi sarebbe dispiaciuto per il buon Dio, perché la teoria è corretta». Altrettanto famosa è la sua espressione «Dio non gioca a dadi», a proposito del possibile ruolo del caso nei fenomeni quantistici.
La scorsa settimana sono state vendute all’asta 27 sue lettere private, alcune delle quali relative alla sua fede. In una di queste egli toglie ogni dubbio e dichiara: «Ho detto più volte che credere in Dio è una superstizione infantile, e per questo mi puoi definire agnostico, ma non condivido lo spirito crociato dell’ateo militante.
Preferisco un atteggiamento di umiltà intellettuale nei confronti del grande mistero della Natura e dell’essere».