lunedì 28 maggio 2018

La pericolosità sociale
Aggiornamento del 10 Giugno
di Domenico Fargnoli

 
La pericolosità sociale è un concetto evanescente che è stato definito la malattia infantile della criminologia. Secondo illustri giuristi e psichiatri forensi esso, che costituisce un reperto di archeologia giuridica, andrebbe abbandonato favore di una nuova normativa che superi l’impostazione del codice penale italiano, vecchio di 88 anni che si rifaceva alle concezioni dell’antropologia criminale di Lombroso. La chiusura degli OPG grazie alla legge 81/2014 che ridefinisce ma non abolisce la pericolosità sociale si accompagna a distanza di pochi anni all’emergere di nuove forme di custodialismo. Nelle carceri sono state create strutture psichiatriche per il trattamento di coloro che in regime di detenzione vengono denominati “minorati psichici” e per coloro che sono in osservazione psichiatrica per definirne la patologia. È legittimo chiedersi come sia possibile curare un malato di mente in un penitenziario senza fare un uso eccessivo ed improprio degli psicofarmaci considerati l’unico strumento terapeutico. Le REMS sono già ai limiti della loro capienza mentre coloro che sono nelle liste di attesa per entrarvi permangono, con pregiudizio del loro stato di salute, in carcere. Anche I servizi territoriali sono gravati di nuovi compiti, senza che, nella maggior parte dei casi, ci sia stato un adeguato potenziamento, sotto il profilo sia qualitativo che quantitativo, delle strutture di secondo livello come le comunità terapeutiche. Molti degli ex degenti degli OPG sono a carico dei DSM compresi quelli che un tempo venivano definiti psicopatici e che oggi vengono fatti afferire ai cosiddetti disturbi della personalità. Per un numero considerevole di quest’ultimi, in virtù della sentenza Raso del 2005 della corte di Cassazione, potrebbe sussistere un giudizio dì infermità mentale. Nell’attuale panorama sociale la giustizia minorile opera in base a strumenti legislativi specifici la cui idoneità a affrontare le problematiche giovanili merita di essere indagata e discussa. Nei Mass Media poi molti casi di cronaca vengono presentati in modo improprio dalla stampa che troppo spesso tende a confermare il clima di allarme e ad alimentare la sensazione di insicurezza e di pericolo che determina il confronto con la malattia mentale.

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