giovedì 1 giugno 2017

il manifesto 1.6.17
Solo buoni propositi e 3,8 milioni di fondi Ue, nel piano di Virginia Raggi
Roma Capitale. La strategia della sindaca pentastellata per il superamento dei campi Rsc
di Eleonora Martini

ROMA «Scolarizzazione, occupazione, salute e abitazione» sono i quattro elementi chiave su cui poggia il «piano per il superamento dei campi Rom» a Roma approvato con una delibera di giunta e presentato ieri in conferenza stampa dalla sindaca Virginia Raggi come se fosse la svolta epocale al decennale problema della mancata inclusione delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti (Rsc). Ma è un piano che gli esperti – a cominciare dall’Associazione 21 luglio – giudicano raffazzonato, assolutamente ascientifico, privo di una seria analisi, di un cronoprogramma e di studi di fattibilità e sostenibilità.
Appare però saldamente ancorato ad alcuni buoni principi (a cominciare dalla dedica alle tre sorelline rom morte nel rogo del 10 maggio scorso); tendenzialmente rassicurante («fine della logica assistenzialista», «stessi diritti e doveri», «ripristino della legalità», «eliminazione del lavoro nero»); pieno di intenti sensati («favorire la scolarizzazione» e i «percorsi di formazione», incentivare la «creazione di cooperative di servizi», «favorire il micro-credito», «implementare la medicina preventiva e l’educazione alla salute», ecc., ripetuti però almeno dai tempi di Francesco Rutelli, a.d. 1994). E che riparte da dove si era fermata la precedente giunta Marino (l’utilizzo di 3,8 milioni di fondi europei per lo smantellamento dei primi due campi: La Monachina e La Barbuta) o da dove era approdata la magistratura («ritiro di tutti i bandi coinvolti in Mafia Capitale»).
Già sui numeri, però, si nota una certa approssimazione: il piano pentastellato infatti si limita a programmare la «conoscenza dettagliata» di tutte le «4.500 persone» che, riferisce Raggi, risulterebbero insediate «negli attuali nove villaggi» secondo «il primo censimento compiuto dalla Polizia locale». L’ultimo rapporto dell’Associazione 21 luglio, invece, parla di almeno 7500 le persone di etnia Rsc che vivono a Roma nei 19 campi, tra istituzionali e «tollerati», e nelle decine di micro insediamenti «informali» come quelli dove sono morte, appunto, le tre sorelline rom.
Secondo le intenzioni della sindaca Raggi e dell’assessora Laura Baldassarre, «per ciascuna persona (persone singole o appartenenti a nuclei familiari) verrà preventivamente definito un piano individuale di intervento, accompagnato dalla sottoscrizione del Patto di Responsabilità con Roma Capitale da parte del capofamiglia, in base al quale chi non lo rispetta perderà il diritto a fruire delle misure previste». Azioni «pianificate» e interventi che «saranno avviati, da subito» in due campi che più diversi in composizione e problematiche non si può: La Monachina (115 persone in circa 30 nuclei familiari) che presenta, secondo le associazioni di volontariato, poche situazioni davvero difficili, e La Barbuta (656 persone in circa 100 nuclei ) che invece è giudicato tra i più complicati della Capitale.
Come sono stati scelti, in base a quale programmazione sociale e quali siano esattamente le azioni concrete con le quali si intende raggiungere gli obiettivi prefissati, rimangono onestamente misteri della fede. Probabilmente bisognerà aspettare il «rafforzamento dell’ufficio Rom» adibito alla «supervisione e all’attuazione del piano» che Raggi annuncia di mettere in campo tramite «un’ordinanza che emetterò nei prossimi giorni».
C’è una sola azione che appare invece molto chiara fin da subito: nella bozza del piano che l’Associazione 21 luglio e il manifesto hanno potuto visionare si parla di una «struttura intermedia adeguata, nella disponibilità del patrimonio di Roma Capitale, per poter ospitare le famiglie» fuoriuscite dai campi in via di smantellamento. Nelle passate amministrazioni capitoline però le «strutture intermedie» sono sempre stati nuovi campi o centri di accoglienza per soli Rom. Vale a dire il riprodursi della segregazione razziale e il perdurare della politica assistenziale. Vedremo se Raggi saprà fare di meglio.