sabato 27 maggio 2017

Il Manifesto,23.5.2017
Socialisti spagnoli: La rivincita di Pedro Sanchez
Sánchez riapre la prospettiva a sinistra

Di Massimo Serafini e Marina Turi
Le primarie socialiste in Spagna sono state il trionfo di Pedro Sánchez. Sulla pagina facebook di Futboleros pero Indignados – tifosi di calcio, ma indignati – da domenica notte erano postate le dichiarazioni di Pablo Iglesias per Podemos e di Albert Rivera per Ciudadanos. Con gli auguri per le/i militanti del Psoe che hanno mandato un messaggio inequivocabile nella scelta del segretario del partito. E poi viene postato anche un messaggio del presidente del governo Mariano Rajoy che invece si complimenta con la squadra del Real Madrid per la vittoria nella Liga, per il titolo desiderato e meritato. Nessun accenno alle primarie del Psoe né al nuovo segretario. «Rajoy guarda sempre da un'altra parte e fa lo gnorri» posta un tifoso e arriva una pioggia di like. Pedro Sánchez ha superato Susana Díaz con oltre dieci punti di vantaggio e non è stato neanche disturbato dalla candidatura di Patxi López. Quindi il problema del Psoe forse non era Pedro Sánchez. Il messaggio che esce dalle urne socialiste è forte e chiaro: lo scontento diffuso verso questa Europa egoista e liberista non si incanala inevitabilmente solo in una destra ancora più feroce di quella che già sta governando la Ue, ma, se gliene viene data la possibilità, può essere conquistata ad un progetto che rilanci l'Europa dello stato sociale, della solidarietà e sostenibilità ambientale, in poche parole a lottare per costruire una alternativa di sinistra con un progetto opposto alle politiche di austerità imposte dalla finanza. "Il PSOE rivive, addio al PP" è il cartello che sintetizza quanto successo domenica in Spagna. E che strano sentire il neo eletto segretario e tutto il suo staff intonare l'Internazionale e alzare i pugni quando le prime note partono dalla folla assediata sotto la sede di calle Ferraz, a Madrid. Una straordinaria partecipazione ha deciso l'elezione a segretario di chi ha loro proposto di mettere fine al sostegno con cui il partito socialista sta permettendo al Pp, una banda travolta dalla corruzione, di mal governare la Spagna. Dalla parte opposta la linea di Susana Díaz, sostenuta dall'apparato e con l'appoggio della quasi totalità dei parlamentari spinti dai padri nobili – Gonzales, Zapatero e Rubalcaba – per continuare la rotta di governo di Rajoy. Il cuore di socialiste/i non poteva che stare con chi ha proposto non solo di cacciare Rajoy, ma anche di costruire una alternativa simile a quella realizzata in Portogallo e di farlo insieme a Podemos e a tutte le forze del cambiamento. Adesso lo sforzo sarà risolvere la crisi della sinistra spagnola dentro la crisi della socialdemocrazia europea, cercando di recuperare credibilità, di riconquistare più della metà dei voti e dei seggi persi alle ultime tornate elettorali, di declinare un progetto politico appetibile per l'elettorato più giovane. Proprio il giorno prima delle primarie socialiste Podemos, in sostegno della mozione di sfiducia contro Rajoy presentata al parlamento, ha occupato la piazza simbolo degli indignados del 15M, quegli indignati che buona parte del PSOE non ha mai davvero provato a capire. La vittoria di Sánchez rende ora più credibile e realizzabile la caduta di Rajoy, permette di delineare una prospettiva concreta per uscire dalla situazione di stallo in cui la Spagna sta affondando. Podemos ha già dichiarato la sua disponibilità a ritirare la propria mozione di sfiducia per appoggiarne una del Psoe, qualora il nuovo segretario decidesse di presentarla e riuscisse ad evitarne il boicottaggio interno. Ricostruire processi unitari fra i numerosi soggetti del cambiamento e in particolare fra il Psoe di Pedro Sánchez e Unidos Podemos è cosa complessa che non può limitarsi a una ripresa dei contatti fra i gruppi dirigenti, ma va costruita pezzo per pezzo nei processi sociali di ribellione alle politiche del governo Rajoy. Ora per Sánchez comincia la parte più difficile del percorso definito in questi mesi e chissà se il livore che lo circonda riuscirà a farlo diventare parte di una soluzione per il paese, immaginando anche la faida interna che si manifesterà nel congresso del partito a giugno. Certo le difficoltà sono amplificate dal relativo isolamento che questa esperienza spagnola vive. Oltre a Podemos e la ribellione sociale che lo ha generato, stenta a crescere nei vari partiti socialisti europei una riflessione critica, come quella che è cresciuta nel Psoe, sulla negatività di puntare a governare con la destra moderata. L'Unità già titolava che Sánchez è stato rieletto segretario come Renzi nel Pd. Non è passata una settimana dall'apologia di Macron, ovviamente il Renzi francese, che si sale sul carro di Sánchez. Solo che quest'ultimo vuol fare un governo di sinistra, mentre Matteo Renzi punta a governare l'Italia con il super nuovo Berlusconi.