sabato 27 maggio 2017

Il Fatto quotidiano, 27.5.2017
"Gran pasticcio", Mdp e minoranze Pd si sfilano, ma renziani ed esecutivo tirano dritto: un emendamento per reintrodurli. Oggi si vota: sarà scontro Voucher, l'attacco di sinistra e Cgil fa traballare Gentiloni
Di Tommaso Rodano
Roma
Sui voucher la maggioranza rischia di segare le gambe al governo. I bersaniani di Articolo 1 Mdp sbattono la porta e abbandonano i lavori della commissione Bilancio. Cesare Damiano (sinistra Pd) avanza critiche e perplessità e tutta la componente orlandiana annuncia di esser pronta a disertare il voto in commissione che si svolge stamattina. E pure i parlamentari legati a Michele Emiliano sono delusi: avevano chiesto a quel che rimane della maggioranza di fermarsi a riflettere e di posticipare la decisione sui buoni lavoro per le imprese a dopo la consultazione delle parti sociali. Oggi, probabilmente, alla Camera si arriverà allo scontro frontale. IN UN PRIMO momento il relatore alla cosiddetta "manovrina" Mauro Guerra (Pd) aveva rinviato la resa dei conti: "Il mio compito è raccogliere gli elementi su cui c'è ampia convergenza e costruire le condizioni per ottenere il maggior consenso possibile". Poi, però, non l'ha fatto. Alla ripresa dei lavori, in tarda serata, ha confermato la bozza dell'emendamento che era circolata nel primo pomeriggio: tiene insieme un "libretto famiglie"per pagare colf e baby sitter e una nuova forma di contratto occasionale per le imprese sotto i cinque lavoratori. La soluzione proposta dalla sinistra del Pd – l'unica accettabile anche per Mdp –era di mantenere il libretto per le famiglie ed escludere la parte sulle imprese. La maggioranza ha risposto picche. Ora si rischia la rottura totale sulla "manovrina" e al Senato i voti di Articolo 1 potrebbero essere decisivi. Sui voucher – ha detto Roberto Speranza – il comportamento del governo "è inaccettabile". Mdp dirà di no: "Non c'è voto di fiducia che tenga". Ieri la discussione parlamentare è stata presidiata da Susanna Camusso. La segretaria generale della Cgil è rimasta per tutto il pomeriggio nell'anticamera della Commissione bilancio. Il referendum sui voucher promosso dal sindacato si sarebbe dovuto svolgere domani, il 28 maggio, prima che il governo intervenisse con l'abolizione dei buoni lavoro. Una misura – l'hanno dimostrato i fatti – che aveva l'unico criterio di disinnescare una possibile nuova débâcle elettorale, dopo quella sulla Costituzione del 4 dicembre. "L'unico interesse per la maggioranza – ha commentato ieri Camusso – è continuare a svalutare il mondo del lavoro. È un grande pasticcio. Siamo di fronte, con un altro nome, a un meccanismo esattamente equivalente a quello dei voucher, pieno di scappatoie che favoriranno tutti i trucchi possibili". Per Arturo Scotto (Mdp) è evidente la volontà della maggioranza renziana "di cercare un incidente"per far cadere il governo Gentiloni. Lo stesso presidente del Consiglio non ha smentito i retroscena che ne hanno raccontato il malumore per l'atteggiamento del suo partito sulla questione. Tanto che ieri Matteo Renzi si è premurato di sottolineare la sua estraneità a queste ricostruzioni, dettando la sua versione alle agenzie: "Sui voucher – parola del Rottamatore - Paolo mi ha chiesto una mano dopo aver deciso di tirare dritto, per chiudere sulla soluzione trovata dal governo e il Pd ha lavorato in questa direzione, altro che sfasciare". Tradotto: è colpa di Palazzo Chigi. UNA PARTE dell'irritazione del fiorentino è dedicata pure al ministro del Lavoro Poletti, che "non ha fatto la sua parte incontrando i sindacati". La mattina era toccato prima al capogruppo Ettore Rosato e poi alla ministra Anna Finocchiaro soffiare sul fuoco: sui voucher "c'è piena sintonia tra il governo e il Pd". L'ansia di far passare questo principio è giusto un po' sospetta. © RIPRODUZIONE RISERVATA