giovedì 8 dicembre 2016

Repubblica 8.12.16
Dalla Boldrini a Sala la rete di Pisapia ma la sinistra si spacca
Renzi: “Pone una questione reale, la affronteremo più avanti” Parte di Sel pronta a seguire l’ex sindaco. L’interesse dei prodiani
di Lavinia Rivara

ROMA. Da Virginio Merola a Beppe Sala, da Massimo Zedda a Gianni Cuperlo. E poi ancora Luigi de Magistris, Marco Doria, settori della Cgil, pezzi di Sel e di Sinistra italiana. Sono gli interlocutori del nuovo soggetto della sinistra lanciato Giuliano Pisapia. Alcuni impegnati a fargli da sponda dentro al Pd, altri coinvolti direttamente. Di certo Laura Boldrini, presidente della Camera eletta da un’area progressista, guarda con molto interesse alla proposta, anche perché ha sempre considerato innaturale la divisione profonda che attraversa quell’area. E non è un caso se la parola che ha usato di più nelle ultime settimane è stata “ricucire”.
Lo stesso Renzi riconosce che la questione posta dall’ex sindaco di Milano è «tutt’altro che banale: il tema c’è, chiaro e forte e lo riprenderemo più avanti». Cioè quando si decideranno le alleanze per le politiche. Certo all’indomani della vittoria del No e in piena crisi di governo, l’annuncio dell’ex sindaco di Milano in una intervista a
Repubblica
ha avuto un effetto dirompente: da un parte il consenso di sindaci del Pd, della minoranza cuperliana, dall’altra una sinistra che si divide tra un no secco, a volte aspro e una adesione frenata dalla dichiarata volontà di Pisapia di dialogare con Matteo Renzi.
«Credo che il modello Milano di sinistra unita sia l’unico possibile» dice Sala che, grazie a quel modello ereditato proprio da Pisapia, ha vinto le comunali. «Bisogna capire chi saranno i compagni di viaggio che si aggregheranno. Comunque è uno spazio assolutamente prezioso». Merola e Cuperlo si ritroveranno insieme a Pisapia il 19 dicembre, per una iniziativa voluta proprio dal sindaco bolognese nella sua città. Ci sarà anche il primo cittadino di Cagliari, Massimo Zedda, di Sel. E ci saranno i prodiani Sandra Zampa e Sandro Gozi: anche l’ex premier infatti sembra guardare con favore al tentativo di ricomporre il centrosinistra. Che, per Merola, non mette in discussione la leadership di Renzi. «Sono convinto – dice - che vada aperta una prospettiva nuova rispetto alla crisi della sinistra, di un campo progressista. Spero che si vada al voto presto con un partito unito, che non metta in discussione la guida di Matteo». In ogni caso la vittoria del No, sostiene, «non deve essere l’occasione per dividersi a sinistra». E chi può fare da ponte – aggiunge il cuperliano Andrea De Maria – è proprio «chi ha difeso il Sì da posizioni di sinistra. Su questa strada noi andiamo avanti, e non è un progetto contro Renzi». E infatti i renziani la prendono bene, anche se non si sbilanciano su quello stop agli Alfano e ai Verdini pronunciato dall’ex sindaco di Milano. «Non parliamo delle esclusioni ma delle inclusioni. Per noi conta un quadro di ricucitura del centrosinistra» apre il capogruppo alla Camera Ettore Rosato. Pisapia è un interlocutore importante». È a Rosy Bindi e ai bersaniani che la proposta non piace: temono che una sinistra forte fuori dal Pd «spinga il partito verso il centro». «Noi vogliamo costruire una alternativa a Renzi all’interno» spiega Miguel Gotor. Freddo anche Michele Emiliano, governatore della Puglia.
Chi si spacca invece è l’area della sinistra extra Pd. Nichi Vendola boccia il progetto, come Stefano Fassina e il capogruppo di Sel Loredana De Petris, che consiglia all’ex sindaco di «tornare a fare l’avvocato». Ma c’è tutta una parte di Sel che invece benedice Pisapia. Zedda in primis. Lui, con i senatori Dario Stefàno e Luciano Uras, non entrerà in Sinistra Italiana (il congresso costituente è previsto per febbraio). E un altro drappello di 10-12 deputati sarebbe pronto a staccarsi. Su questo fronte anche il vice presidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, che ha organizzato per il 18 con Pisapia una iniziativa con sindaci (tra cui quelli di Latina e di Rieti) e amministratori, un migliaio di persone. Dice Smeriglio: «L’agenda Renzi non ha visto il disagio sociale e va archiviata. Ma a me non interessa rifare un piccolo partito comunista anni ‘50. E Giuliano per noi è un interlocutore privilegiato».