giovedì 8 dicembre 2016

Corriere 8.12.16
Jim Messina, dalla Brexit a Basta un Sì
L’ossessione del guru Usa (che fa flop)
di Massimo Sideri

L’esperto di media che lanciò Obama, arruolato dai dem, ha fallito anche con Cameron e Hillary
Milano «Merkel rieletta alla guida della Cdu con l’89,5% dei voti. La sua strategia vincente: No Mr Jim Messina, non mi serve nulla» ha twittato ieri Arsenale K, account di satira politica. Chi è Jim Messina? Colui che «in un anno ha fatto fuori Cameron, Clinton e Renzi. E s’è fatto pure pagare» ha riassunto in 140 caratteri brutali un altro utente. Per la cronaca: 400 mila euro (cifra mai smentita, dunque magari sbagliata per difetto) pagati presumibilmente dal Pd. È stato facile nelle ultime 48 ore fare ironia sul guru della comunicazione americana chiamato dal premier Matteo Renzi per quel «Basta un Sì» che non è bastato. Più difficile è capire perché Messina, nato a Denver nel ’69, un uomo accreditato della storica vittoria di Barack Obama nel 2012 contro Mitt Romney (era a capo della seconda campagna elettorale del presidente uscente), sia il guru, fuori patria, dei flop (sua anche la Brexit). Non molto noto — alla Casa Bianca era considerato «l’uomo più importante a Washington di cui non avete mai sentito parlare» — Messina è l’uomo dei big data e del coinvolgimento diretto che nella campagna referendaria si traduceva con kit per i militanti e «bignamini» su come costituire quella pletora di comitati locali di cui c’è ancora traccia su Facebook. Sulla carta (e anche, per essere onesti, sul campo da gioco americano) la strategia dei big data, come si chiamano le sofisticate analisi basate sui grandi numeri, applicata alla politica sembra l’uovo di Colombo: i big data danno tutte le risposte senza avere le domande. La politica è l’arte di avere tutte le domande senza conoscere la risposta. La loro crasi dovrebbe creare il boom perfetto. Peccato che ci siano quasi 19 milioni di «Basta un No» a smontare le teorie del messia Messina. Il coinvolgimento diretto tramite smartphone (già il venerdì prima del referendum alcuni italiani hanno ricevuto un sms con «stiamo rimontando, Basta un Sì») non sembra adatto alla cultura italiana (o, meglio, sembra funzionare di più quando il messaggio è antigovernativo, come per il M5S). Peraltro il fallimento di Messina si somma a quelli di Stanley Greenberg ai tempi di Francesco Rutelli e David Axelrod di Mario Monti: l’ossessione del guru Usa è molto di centrosinistra. Laureato in Scienze politiche all’Università del Montana è proprio in quel territorio che l’americano di origini italiane si fece le ossa seguendo il senatore dem Max Baucus. Fu in uno spot contro un avversario politico di Baucus che mostrò la sua capacità di trovare slogan da Twitter ante litteram («Non come facciamo le cose qui in Montana», uno stile oggi digerito in politica ma che, al tempo, sembrava la pubblicità di una carne in scatola). In realtà non lo hanno visto molto per le strade di Roma, occupato com’è con la sua Messina Group, la società di consulenza che si trova al 1501 di M Street a Washington con cui promette di «fare crescere i voti con i social media». Non in Italia.