sabato 24 novembre 2018

Il Fatto 24.11.18
Landini parla per la Cgil: “Governo irresponsabile”
In corsa per la segreteria generale, l’ex Fiom si fa carico dello stato d’animo della sua organizzazione: “Qui non siamo ricevuti nemmeno dalle 8 alle 8: cogli l’attimo”
di Salvatore Cannavò


Maurizio Landini studia da segretario della Cgil e attacca il governo: “È da irresponsabili farsi sanzionare dall’Europa per qualche voto in più” è il giudizio secco espresso ieri, a conclusione del congresso regionale del Lazio, e riferito allo scontro con la Ue. Un giudizio finora non espresso con tanta nettezza, pur ribadendo come la Cgil sia comunque contraria al pareggio di bilancio in Costituzione o al Fiscal compact. Ma il governo, nella sua disputa con la Commissione, non convince perché “i parametri si possono forzare ma solo se metti al centro il lavoro e gli investimenti”. Che, spiega, al momento non si vedono.
L’ex segretario della Fiom punta il dito anche sulle relazioni con il sindacato: “Qui non siamo convocati nemmeno ‘dalle 8 alle 8, cogli l’attimo’”, dice citando la Tv delle ragazze. Il sindacato non è minimamente tenuto in considerazione dal governo “perché il suo raggio d’azione si svolge tutto all’interno del contratto di governo e chi è fuori non conta nulla”. Giudizi più duri rispetto a quando trattava sull’Ilva ed elogiava il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.
Landini si fa ora portavoce di uno stato d’animo dell’intera Cgil che soffre l’azione del governo e soffre anche l’assenza di una sponda politica. Stato d’animo visibile ieri al Centro congressi Frentani dove si è chiuso un congresso regionale il cui segretario, Michele Azzola, si è schierato contro la candidatura di Landini e quindi in un ambiente “ostile” a differenza del congresso della Toscana che, sempre ieri, ha visto la segretaria generale appoggiarlo.
Landini ha trovato una sala colma, con voci e volti poco noti ma che rappresentano una realtà più vivace di quella che appare. Il segretario della Fp pubblica, della Filcams, della Fillea, quarantenni che hanno espresso le enormi difficoltà del sindacato a Roma ma anche la voglia di avere una confederazione più presente e una Cgil che si incarichi, nel vuoto della politica, di “contrastare la deriva che subisce il Paese”.
La Cgil che va a congresso è senz’altro stanca e vive il clima di rassegnazione a sinistra. Ne è prova lo scarto molto forte tra gli iscritti e i partecipanti al voto (non esistono cifre ufficiali, ma il dato è stato sottolineato dallo stesso Landini). Però negli interventi dei delegati si coglie la volontà di coprire il vuoto, sul piano sociale e sindacale, e di fare una battaglia più generale. A Roma, ad esempio, dove non sono mancate critiche nette alla giunta Raggi, ma anche all’amministrazione Zingaretti, la Cgil organizza per il 1 dicembre la manifestazione “Roma non sta a guardare” contro le disuguaglianze e “ogni forma di razzismo”.
A questa platea Landini ha saputo parlare con efficacia, soprattutto rivendicando una battaglia forte contro il sistema degli appalti e contro la frammentazione del lavoro che, in una città come Roma, è più che diffusa: “Pensate se in posti come l’aeroporto di Fiumicino o il Policlinico, dove esiste una miriade di contratti diversi, i lavoratori eleggessero rappresentanze unitarie”.
Ma a quella platea ha parlato anche il linguaggio dell’unità interna: “Se ci dividessimo ora faremmo un capolavoro”, ha detto riferendosi allo scontro interno con quella parte che lo ha contrastato. Dicendosi “emozionato” per l’incarico che gli è stato prospettato, però, Landini dichiara di volersi fare carico di tutta la Cgil, ad esempio insistendo sull’unità con Cisl e Uil.
Ieri è sembrato aver convinto molti anche se una certa diffidenza è rimasta visibile. Ad esempio nel Sindacato dei pensionati dove Ivan Pedretti, il segretario generale, seduto in prima fila non ha applaudito alcun passaggio dell’intervento di Landini. Ma chi lo conosce dice che essere presente è stato comunque un segnale di attenzione.