mercoledì 12 settembre 2018

il manifesto 12.9.18
La fame nel mondo torna al livello di dieci anni fa
Rapporto delle Nazioni Unite. 821 milioni di persone soffrono la fame, in crescita negli ultimi quattro anni. Cresce anche l’obesità tra gli adulti. Cambio climatico e guerre, fattori chiave
di Rachele Gonnelli


La fame, questo antico mostro, negli ultimi quattro anni sta riconquistando terreno nel mondo. A dirlo è il rapporto pubblicato ieri dalle cinque agenzie dell’Onu (Fao, Ifad, Unicef, Wfp e Oms) che punta il dito soprattutto sul rapporto tra insicurezza alimentare e l’accentuarsi di fenomeni climatici estremi come piogge torrenziali, uragani e siccità che riducono la disponibilità di cibo e causano impennate dei prezzi agricoli.
Gli «affamati» – cioè coloro che non hanno abbastanza cibo per nutrirsi mettendo così a rischio la propria salute – sono 821 milioni nel 2017 e l’anno prima erano invece 804 milioni. Segno che, rispetto all’obiettivo «Fame Zero» che le Nazioni Unite si sono date entro il 2030, si sta tornando indietro. La situazione sta peggiorando – segnala il rapporto – soprattutto in Sud america e in Africa ma anche in Asia il rallentamento della sotto nutrizione sta rallentando. Negli ultimi tre anni la fame è tornata a livelli addirittura di un decennio fa.
Le cause della difficoltà di accesso a cibi nutrienti e sani – il rapporto classifica l’obesità come «fame nascosta», con incidenza maggiore, ovunque, tra le fasce più povere delle popolazioni – non dipende, certificano le agenzie Onu, soltanto dai cambiamenti climatici che si riflettono sulle colture agricole. Come fattori chiave vengono riconosciuti anche i conflitti armati, le crisi economiche – e conseguenti «perdite di reddito» – e gli «scarsi progressi» a livello globale nel garantire sicurezza alimentare a un crescente numero di persone. Il numero dei disastri legati al clima, come alluvioni e siccità, è raddoppiato rispetto all’inizio degli anni ’90 e «la prevalenza e il numero delle persone sotto nutrite tendono a essere più alti nei Paesi altamente esposti a eventi climatici estremi».
Scarsi anche i progressi della lotta alla malnutrizione infantile, che nel 2017 ha colpito 151 milioni di bambini sotto i cinque anni (nel 2012 erano 165 milioni). In Africa e in Asia, rispettivamente, il 39% e il 55% di tutti i bambini presenta ritardi nella crescita.
Quanto all’obesità, sta crescendo quella degli adulti mentre quella dei bambini si mantiene globalmente intorno al 5%. Nel 2017 più di un adulto ogni otto è sovrappeso in modo patologico. E se questa forma di malnutrizione grave, legata alle abbuffate di cibo ipercalorico a basso costo che riducono lo stress da insicurezza alimentare, colpisce soprattutto il mondo opulento e il Nord America, sta ora aumentando anche in Africa e in Asia. La denutrizione e l’obesità coesistono sempre più spesso e – si legge – «possono essere viste come fenomeni della stessa famiglia». Il rapporto definisce poi «vergognoso» il fatto che una donna su tre in età riproduttiva a livello mondiale sia affetta da anemia, con conseguenze significative sulla salute e lo sviluppo sia delle madri sia dei figli. In Africa e in Asia la prevalenza di questo fenomeno è tre volte superiore del Nord America.