domenica 24 giugno 2018

Repubblica 23.6.18
I conti pubblici
Tria gela Di Maio sul reddito “Solo interventi a costo zero”
Il Tesoro: nel 2018 niente fondi. Il leader M5S: per averlo 8 ore di lavoro gratis a settimana
di Alberto D’Argenio


BRUXELLES Giovanni Tria frena gli entusiasmi di Luigi Di Maio: il reddito di cittadinanza non potrà partire già nel 2018. Al termine della sua prima due giorni europea, il ministro delle Finanze nel Lussemburgo dove ha partecipato a Eurogruppo ed Ecofin si muove nel solco del suo predecessore, Pier Carlo Padoan. Rispetto degli impegni europei, impegno a ridurre il debito e negoziati sotterranei per ottenere qualche sconto sul risanamento dei conti. Dunque stop alla voglia di spesa della sua maggioranza. Intanto l’Italia si posiziona anche nel negoziato continentale sulla trasformazione del meccanismo salva- stati (Esm) in un Fondo monetario europeo e sulla creazione di un bilancio dell’eurozona, piazzando i suoi “no” al documento franco-tedesco negoziato dai ministri Le Maire e Scholz e battezzato da Macron e Merkel a Meseberg.
L’altro ieri, anch’egli a Lussemburgo per il debutto europeo con i ministri del Lavoro, Di Maio aveva annunciato che il reddito di cittadinanza sarebbe partito già a fine anno. Chi se ne gioverà - ha ricordato ieri il ministro - dovrà in cambio garantire otto ore di lavoro nel proprio comune mentre lo Stato investe nella sua riqualificazione.
Ma Tria, pur con modi garbati, durante la sua prima conferenza stampa ha tirato il freno a mano. « Per il 2018 i giochi sono fatti, da qui a fine anno ci muoveremo solo su interventi strutturali che non hanno costi » . Insomma, in cassa non ci sono risorse per realizzare la principale misura da campagna elettorale dell’M5S, mediaticamente marginalizzato dall’attivismo di Salvini sui migranti. D’altra parte l’Italia deve centrare una correzione dello 0,3% per l’anno in corso, circa 5 miliardi, e Tria ieri ha ribadito che « l’intenzione è rispettare il target». Il Tesoro – ha spiegato - sta rifacendo tutti i calcoli, alla fine potrebbe esserci « qualche deviazione » ma la Commissione Ue non dovrebbe punirci. Tuttavia non è possibile spendere altri soldi per l’anno in corso. Anche perché « il nostro vincolo sono i mercati » , che non vanno fatti innervosire.
Intanto nelle bilaterali con i responsabili Ue Dombrovskis e Moscovici il nuovo ministro italiano lavora a definire la correzione per il 2019, con Bruxelles che a maggio aveva chiesto uno 0,6%, circa 10 miliardi. Tria negozia nuova flessibilità, che però non ama chiamare in questo modo preferendo parlare di «traiettoria» su più anni all’interno della quale trovare dei « margini » . Insomma, anziché negoziare flessibilità anno su anno, Tria punta a un accordo di lungo periodo in modo da dare certezza ai mercati e poter spalmare gli interventi previsti dal contratto di governo sulla legislatura con una cadenza da fissare nella manovra di ottobre. A valle di questo approccio, si comprende lo stop a Di Maio: « Con lui non sono mai entrato in questi dettagli » . Come dire, niente fughe in avanti.
Al suo esordio, Tria ha schierato Roma nel negoziato in vista del summit Ue della prossima settimana affermando che Roma – come Bruxelles e diversi altri governi - è contraria all’idea di Macron e Merkel che il nuovo Fondo monetario europeo emetta pagelle sui conti nazionali che si sovrapporrebbero a quelle della Commissione, limitandone i margini politici nell’applicazione delle regole in favore del rigore. Contro il documento di Parigi e Berlino, che ha spaccato i governi, è arrivata anche una lettera di 12 paesi capitanati dall’Olanda contrari a un bilancio comune della zona euro che invece piacerebbe all’Italia perché spingerebbe crescita e riforme. Non solo sui migranti, ma anche sul rilancio della zona euro il vertice dei leader di giovedì appare in salita.