venerdì 22 giugno 2018

Repubblica 22.6.18
Sentenza a Pamplona
Liberi i cinque stupratori della “Manada” nelle piazze spagnole l’ira anti-machismo
di Alessandro Oppes


Seimila euro di cauzione a testa, e saranno tutti liberi. Torna a sconvolgere e scandalizzare la Spagna la vicenda giudiziaria della “Manada”, il branco di cinque ragazzi di Siviglia condannati per gli abusi sessuali commessi su una giovane di Madrid l’estate di due anni fa a Pamplona, durante la festa di San Fermín. Già la sentenza, pronunciata nell’aprile scorso dal tribunale del capoluogo della Navarra, aveva scatenato polemiche e proteste: i giudici si limitarono infatti a catalogare il comportamento dei giovani come semplice “abuso” escludendo lo stupro. Da qui le condanne a 9 anni di reclusione, molto più basse rispetto alla richiesta del pubblico ministero.
Ma ora, ad appena due mesi da quel verdetto, arriva la decisione della libertà provvsoria per i cinque ragazzi che sono in cella dal 7 luglio del 2016. Secondo i magistrati della seconda sezione della Audiencia Provincial di Pamplona «non esistono le circostanze del rischio di fuga né di reiterazione del delitto».
Dunque potranno tornare a casa in attesa che i giudici si pronuncino sul ricorso presentato dai loro avvocati contro la condanna.
La notizia ha provocato l’immediata reazione di partiti, organizzazioni sociali, movimenti femministi che già ieri sera hanno convocato manifestazioni di protesta in tutte le principali città spagnole. «Come possiamo convincere le donne a presentare denunce per gli abusi subiti», si chiede Yolanda Basteiro, presidente della Federación de Mujeres Progresistas. «La decisione manda un messaggio di sfiducia alle donne verso quelle istituzioni che dovrebbero proteggerle», dichiara Bárbara Tardón, ricercatrice esperta di violenza machista. E l’avvocata dell’associazione Women’s Link, Elena Laporta, insiste sul fatto che «c’è un problema strutturale quando nei casi di violenza sessuale non si garantisce una giustizia senza discriminazioni». Migliaia di persone hanno manifestato ieri sera all’insegna dello slogan “no es abuso, es violación” (non è abuso, è stupro), da Pamplona a Barcellona, da Bilbao a Palma di Maiorca e Siviglia.
Immediata la reazione del governo socialista di Pedro Sánchez, il primo nella storia di Spagna in cui il numero di ministre è superiore a quello di ministri. Secondo la titolare della Giustizia, Dolores Delgado, nella magistratura spagnola «c’è necessità di riforme mentali». E la segretaria di Stato per l’Uguaglianza, Soledad Murillo, pur precisando che «come governo non possiamo valutare questa decisione giudiziaria», richiama «l’allarme sociale» provocato dalla messa in libertà dei cinque giovani andalusi.
I ragazzi della “Manada” (erano loro stessi ad autodefinirsi così, come un “branco”, nei messaggi che si scambiavano su Whatsapp) potranno subito tornare in libertà, sempre che paghino la cauzione. Ma il tribunale ha imposto loro alcune condizioni: dovranno presentarsi tre volte la settimana dal giudice di sorveglianza, non potranno andare nella regione di Madrid (dove risiede la vittima). E a tutti sarà ritirato il passaporto fino alla sentenza definitiva.