lunedì 25 giugno 2018

La Stampa 25.6.18
“Carisma e grandi opere la sua ricetta vincente”
di Marta Ottaviani


Un leader ancora forte e un Paese destinato a rimanere polarizzato. Soner Cagatpay, analista del Washington Institute, spiega come leggere i risultati turchi.
Quali sono le sue prime impressioni su questo voto?
«La personalità di Recep Tayyip Erdogan rimane la più forte sulla scena. Il risultato delle presidenziali riflette quello del referendum costituzionale dello scorso anno. La Turchia è spaccata in due con una metà che sta con Erdogan. E questa metà è certa di vivere in un Paese dove ha potuto esprimere democraticamente la sua preferenza e di essere guidata da un leader forte eletto dal popolo».
E l’altra?
«La buona notizia è che in queste elezioni sono entrati molti partiti in parlamento. L’Assemblea turca non era così vivace dagli anni Novanta. L’ingresso curdo è un particolare molto importante e visto che nessuno si è voluto alleare con loro adesso giocheranno la loro partita da soli, magari anche alleandosi con Erdogan. Sarà molto importante capire se l’opposizione saprà compattarsi».
Rimane il fatto che Erdogan è di nuovo in parlamento e ha la maggioranza con la sua coalizione. Che farà adesso?
«Erdogan sa di aver vinto dopo una campagna molto sbilanciata e che in altre condizioni il risultato sarebbe stato diverso. Per lui non è il momento di allentare la presa. Mi aspetto una politica ancora più autoritaria».
Perché Erdogan vince?
«Carisma a parte, ha tirato fuori milioni di persone dalla miseria. Nel Paese sono state costruite centinaia di infrastrutture, le città hanno cambiato volto. Erdogan è un leader populista che ha anticipato alcune tendenze presenti oggi in Europa. Si è presentato come leader del popolo, contro le élite».