venerdì 22 giugno 2018

il manifesto 22.6.18
Hamas, l’Idf e la guerra degli aquiloni a Gaza
Al confine - I palestinesi usano anche palloncini e condom pieni di elio per incendiare i campi, il partito dei coloni chiede uccisioni mirate
di Fabio Scuto


Da oltre due mesi, i palestinesi nella Striscia di Gaza stanno facendo volare aquiloni, palloncini di compleanno e preservativi in lattice gonfiati di elio verso Israele, facendo affidamento sulla dolce brezza costiera del Mediterraneo per spingerli oltre la Barriera al confine. Per quanto possano sembrare banali, queste armi non sono uno scherzo. E stanno per innescare un’escalation dagli esiti imprevedibili: la “guerra degli aquiloni” potrebbe portare rapidamente a un conflitto vero.
La maggior parte di questi “velivoli” trasporta buste di rete metallica che contengono un pezzo di carbone bruciato o stracci imbevuti di olio, che hanno acceso centinaia di incendi nel sud di Israele, distruggendo migliaia di ettari di terra e provocando danni per milioni di shekel. Gli aquiloni sono di diverse dimensioni e quasi tutti fatti a mano. Tre pezzi di legno che si intersecano, legati al centro con un pezzo di filo, formano una cornice esagonale, che è coperta da un pezzo di plastica. I palloncini sono invece disponibili in due varietà principali: quelli di compleanno e preservativi in lattice gonfiati con l’elio. “I love you”, c’era scritto su un pallone a cui è stato attaccato un piccolo contenitore esplosivo che è atterrato su un’autostrada nel sud di Israele la scorsa settimana. Il traffico è stato bloccato fino a quando un poliziotto non l’ha fatto esplodere in condizioni controllate.
L’uso dei preservativi in lattice gonfiati con l’elio solleva anche un’altra questione. Da dove provengono? I condom a Gaza sono stati generalmente forniti da organizzazioni locali palestinesi o attraverso programmi internazionali. L’Oms – ha voluto precisare un suo portavoce – non fornisce né distribuisce preservativi nella Striscia.
Il danno psicologico causato dagli incendi, ben visibili lungo il confine della Striscia, è peggiore di qualsiasi danno reale fatto. La vista deprimente dei raccolti bruciati spinge l’opinione pubblica israeliana a premere sul governo di Benjamin Netanyahu – ieri la moglie del premier, Sara, è stata rinviata a giudizio per frode – perché faccia qualcosa. Ma Hamas avverte, se colpite chi lancia aquiloni, torneremo a sparare missili. Come avvenuto lunedì notte quando sono stati sparati 45 missili in poche ore.
I militari contro i kite-bomb hanno usato droni e altre soluzioni hi-tech, con qualche effetto positivo, ma in ogni caso di aquiloni – lanciati dall’interno della Striscia, al di là della portata dei cecchini israeliani – ne arrivano a decine ogni giorno. Alcuni ministri hanno suggerito come deterrente di riprendere le “uccisioni mirate” dei leader di Hamas. Ma l’Idf ritiene che questa misura, che implicherebbe attacchi aerei – con caccia, droni o elicotteri – sarebbe sproporzionata. Hamas reagirebbe con i suoi missili e la “guerra degli aquiloni” diventerebbe una guerra vera come quella del 2014.
Nonostante il via libera della Corte Suprema che ha definito i “lanciatori di aquiloni” un obiettivo militare legittimo, l’Idf dice che non si può uccidere un gruppo di persone bombardando dal cielo solo perché qualcuno coinvolto lancio di kite-bomb può essere tra la folla.
Nel frattempo i politici israeliani hanno iniziato a discutere pubblicamente sulla legalità nel colpire i “lanciatori”, piuttosto che sparare colpi di avvertimento. L’ex comandante del Fronte Sud, il generale Yoav Galant – oggi deputato del partito centrista Kulanu – dice che “sarebbe un errore molto grave sparare in modo deliberato a un bambino di 8 anni”. Gli ha replicato il ministro dell’Istruzione Naftali Bennett, capo del partito dei coloni: “Se qualcuno spara alla tua famiglia gli spari, se qualcuno manda palloni incendiari gli spari”. “È così, ovvio – conclude Bennett –, che non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo”.