giovedì 17 maggio 2018

Il Sole 17.5.12
La Ue teme uno «scenario greco»
Anche se è stata ritirata, la proposta di Lega e M5S ha creato sconcerto in Commissione
di Beda Romano


Sofia. È con incredulità e preoccupazione che l’establishment comunitario assiste al tesissimo dibatitto politico italiano. La fuga di notizie che ha rivelato martedì sera una controversa bozza di programma di coalizione tra la Lega Nord e il Movimento Cinque Stelle ha scosso non poco Bruxelles. Il timore è che l’Italia possa seguire l’esempio della Grecia, mettendo però questa volta seriamente a rischio il futuro stesso dell’unione monetaria.
Dietro ai commenti ufficiali, Bruxelles era atterrita ieri dalle proposte contenute in un programma, si dice ormai superato, ma comunque assai più radicale delle attese. Vi era un tempo quando le preoccupazioni comunitarie si limitavano eventualmente a misure senza copertura finanziaria. Nel programma fatto trapelare questa settimana si propone la cancellazione del debito italiano in mano alla Banca centrale europea e possibilmente l’uscita dalla moneta unica, oltre che politiche di bilancio molto generose.
Nella speranza che i propositi più estremisti vengano rivisti, ieri sera c’era un certo attendismo nei confronti della formazione di un governo M5S-Lega Nord. «La gente è rimasta scioccata, incredula», ammette un esponente comunitario vicino al vertice della Commissione europea. «C’è da chiedersi come sia possibile che idee così radicali possano essere state seriamente prese in considerazione». Sorprende la conoscenza approssimativa dei delicati equilibri che sottintendono a una unione monetaria.
«L’Unione europea non sarebbe completa, senza la nazione e il popolo italiano», ha detto ieri il presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker, a Bruxelles, rispondendo ad una domanda sull’Italia. «Li conosco molto bene perché nel mio villaggio sono cresciuto con degli italiani: giocavamo a calcio e potete immaginare il risultato, come quelli ufficiali (quelli delle rispettive Nazionali, ndr). Amo questo Paese, amo il genio del popolo e della nazione italiana».
In attesa dell’esito finale delle discussioni politiche a Roma, l’ex premier lussemburghese è rimasto prudente: «Non commenterò in anticipo quale potrebbe essere il risultato dei negoziati in corso tra i supposti partner di coalizione in Italia. Vedremo quali saranno i risultati e allora commenteremo». La preoccupazione di molti qui a Bruxelles è che l’Italia possa affrontare in un modo o nell’altro una parabola non dissimile da quella che subì la Grecia nel 2015.
In un primo tempo, l’attuale premier Alexis Tsipras si mostrò combattivo, pronto a rivedere le regole della moneta unica. Dinanzi alla reazione ferma dei partner e negativa dei mercati, oltre che a una drammatica fuga dei depositi, egli fu costretto non solo a fare marcia indietro, ma anche a chiedere nuovi aiuti in cambio della promessa di riforme economiche. L’Italia non è la Grecia, in termini di debito pubblico e di peso economico: una parabola simile potrebbe mettere a rischio l’intera zona euro.
In questo senso, un diplomatico comunitario ha definito «irresponsabile» la bozza di programma, per via dell’impatto negativo che già ha avuto ieri sui mercati. Poiché eventuali nuove elezioni rischiano di produrre risultati simili a quelli di marzo, le speranze corrono ai paletti contenuti nella Costituzione italiana, gli articoli 81, 97 e 119 che sanciscono l’impegno al pareggio di bilancio. Se la situazione si facesse seria, i partner potrebbero decidere di lasciare l’Italia al suo destino, per evitare di fare la stessa fine.
Proprio oggi i Ventotto si riuniscono a Sofia per una vertice dedicato ai rapporti tra l’Unione europea e la regione balcanica. Altri temi prenderanno il sopravvento, a cominciare dalla crisi politica in Italia. «Comunque vada a finire, è probabile che questa vicenda farà riflettere molti paesi, a iniziare dalla Germania – spiega il diplomatico comunitario -. Difficile a questo punto immaginare accordi di sostanza su un rafforzamento della zona euro. I rischi visti da Berlino sono eccessivi».
Dopo aver tanto premuto in questi anni per nuove forme di solidarietà, l’Italia rischia di essere vittima di se stessa. Uscire dall’euro «è pericoloso» ed è «fortemente dannoso per le famiglie, i risparmi, i lavoratori e le piccole e medie imprese in tutta l’Unione», ha scritto in un tweet in inglese il presidente del Parlamento europeo e candidato premier del centro-destra alle ultime elezioni Antonio Tajani, il quale ha poi aggiunto: «Noi dobbiamo riformarlo, non abbandonarlo».