lunedì 2 ottobre 2017

Sfida ai prof
Il conflitto genitori-insegnanti frena la crescita dei figli “Ma è ora di deporre le armi”
Il nuovo libro dello scrittore Matteo Bussola spiega come sono cambiati i rapporti a scuola. E quali rischi ne derivano
di Maria Novella De Luca

ROMA. C’è stato un giorno, un momento, una data o forse un passaggio storico, in cui i genitori hanno deciso di sostituirsi ai figli. Quei figli nati in gran parte nel terzo millennio, in epoca di culle vuote e madri e padri “grandi”, dunque spesso unici e visti più come miracoli che come naturale prosecuzione della specie. Bambini da proteggere contro tutto e contro tutti, il freddo, il caldo, il riso, il pianto, la solitudine ma anche i troppi amici, l’ambiente malato ma anche il rischio di farsi male non sia mai scalassero un albero, la mani sporche di terra e il buco dell’ozono. Ma, in particolare, questa generazione di genitori (un po’ smarrita anche se affettuosa e a suo modo presente) ha pensato di dover proteggere i propri eredi dal primo vero scoglio della vita, e cioè la scuola. Entrando massicciamente nella loro esistenza di nuovi studenti, imponendosi a ranghi compatti nell’organizzazione della scuola stessa, polverizzandone così però l’autorità e l’autorevolezza. Sentendo, forse, inaccettabile, sulla propria pelle di adulti, che i loro super-bambini potessero sopportare la fatica di ricevere un brutto voto, di una nota, o semplicemente di alzarsi in piedi all’arrivo in classe della maestra o del prof.
Ed è di questo rovesciamento dei ruoli (da anni al centro di un dibattito sempre più caldo sul rapporto tra scuola e mondo esterno) ma anche delle fatiche e dell’avventura straordinaria di mettere su una famiglia oggi che Matteo Bussola, scrittore e disegnatore di fumetti, parla nel suo nuovo libro: “Sono puri i loro sogni”. Un libro il cui sottotitolo è “Lettera a noi genitori sulla scuola” e dove Bussola partendo dalla propria esperienza di padre di tre figlie (Virginia, Ginevra e Melania) si interroga su quando e come «abbiamo cominciato a pensare alla scuola come all’erogazione di un servizio nel quale il cliente deve avere comunque ragione?» Dove i clienti, appunto, siamo noi, i genitori, sempre più critici, «intenti a tracciare confini e pronti a fare da scudo ai nostri figli di fronte a qualunque ostacolo, difendendoli da chiunque provi a metterli in crisi ». Tanto che ormai tra le famiglie e «l’autorità scolastica» sembra esserci «una specie di guerra», ma il rischio è che a farne le spese siano proprio coloro che vogliamo tutelare.
Con lo stile della “storia minima”, ossia la cronaca dettagliata della sua quotidianità, così come già nel suo primo e fortunatissimo libro “Notti bianche e baci a colazione” in cui raccontava la sua scelta di fare il padre a tempo pieno, Matteo Bussola fa un ritratto ironico, agrodolce ma per nulla assolutorio della generazione dei “genitori-sindacalisti” dei propri figli. Accompagnando ogni giorno le sue bambine a scuola, tra capannelli di madri e chat di classe, tra sfoghi di insegnanti accusati di non lavorare, aggrediti per aver messo un brutto voto, ma anche docenti assenti e demotivati, Bussola fa un viaggio tra le “nuove famiglie” e tra i pregi e difetti del nostro sistema di istruzione. Una lettera aperta su un tema davvero contemporaneo, dove più cresce la sfiducia nell’istituzione, più la scuola si arrocca e si chiude su se stessa. Contro l’invasione dei genitori non soltanto nei casi estremi (“mette una nota, prof picchiato dal padre dell’allievo”, “maestra denunciata perché rimprovera i bambini”) ma nella quotidianità, dalla scelta dei libri di testo alla località della gita di classe, dal problema dei pidocchi alla recita, malcontento che spesso sfocia in processi sommari ai docenti sulle chat di classe via WhatsApp.
Eppure, pur con tanti difetti e mancanze, la nostra malconcia istruzione pubblica — afferma Bussola — ci prova a tenere alta la testa. Raccontando ad esempio cosa accadeva qualche generazione fa agli studenti disabili (allora anche detti ritardati), «buttati in un angolo » e gli sforzi di oggi invece per dare un sostegno a tutti quelli che ne hanno bisogno. Anche se, spesso, a dire la verità, i tagli falcidiano proprio le ore degli insegnanti di sostegno e dunque penalizzano gli studenti più fragili.
Il libro è un invito a deporre le armi e a ritrovare la fiducia nel sistema scuola, a lasciar sbagliare i bambini, fargli sbucciare le ginocchia, al loro diritto di sbagliare. Ma è anche il racconto di Matteo Bussola padre, simbolo in qualche modo dei “nuovi padri”, nel suo quotidiano occuparsi di Virginia, Ginevra e Melania, la corsa contro il tempo per portarle a scuola, tra tazze di latte che si rovesciano e zaini da preparare, in sostanza dice Bussola, come fare «bungee jumping con una corda di mezzo metro troppo lunga». E poi, però, finita la corsa, lo strano silenzio di ritrovarsi soli, seppure per qualche ora, in una casa fino a poco prima piena di voci.