sabato 15 luglio 2017

Repubblica 15.7.17
Fratoianni: “Alla sinistra serve un Pierino Pisapia moderato, D’Alema ha un’età”
Dalla società viene una domanda di radicalità Servono nuove traiettorie di rivolta
di Concetto Vecchio

ROMA. Onorevole Fratoianni, per D’Alema lei è «un simpatico giovanotto, a volte inutilmente polemico».
«Anche lui è simpatico, anche se non è più un giovanotto ».
Pisapia forse preferirebbe non averla nella lista unitaria: gli ricorda la sinistra dei Bertinotti.
«Serve un po’ di irrequietezza, un po’ di polemica. La condizione del Paese è allarmante».
Questo suo spirito da Pierino come si concilia con il nuovo centrosinistra?
«Essere un Pierino è bellissimo. Questo non è il momento della calma o della stabilità, servono nuove traiettorie di rivolta, di insubordinazione. Questo deve fare la sinistra, sennò lo fa qualcun altro».
Ma non bisogna anche puntare a vincere le elezioni?
«Dalla società viene una domanda di radicalità. Oggi ero a Monfalcone, con gli operai della Fincantieri che lavorano a 55 gradi nella pancia delle navi: 1500 lavoratori stabilizzati, più altri 5000 dell’indotto, alcuni con i contratti più disparati. La sinistra non intercetta più queste persone».
Cosa chiedono gli operai?
«Presentatevi uniti, ma rimettete al centro della politica le nostre vite».
Quante vale oggi Sinistra italiana?
«I sondaggi dicono il 3 per cento».
Così tanto?
«C’è potenzialmente un grande spazio. Pensi alle battaglie che si potrebbero fare. In Italia in media si lavora più che negli altri paesi, 1800 ore all’anno, in Germania sono 1500, in Francia 1400. Bisognerebbe ridurre questo tempo al lavoro, per conquistare più spazio di vita ma anche per allargare la base lavorativa».
Lei è ancora convinto che in Italia serva un Corbyn?
«Sì, assolutamente».
E chi sarebbe?
«Non c’è purtroppo».
E allora che si fa?
«Si può fare un programma italiano alla Corbyn. O alla Mélenchon, che in Francia ha preso il 20%».
Ma allora chi può essere il leader di questa lista unitaria della sinistra che lei propone da giorni?
«Il leader si sceglie in genere in due modi. O la leadership s’impone naturalmente E questo direi non è il nostro caso. Oppure si sceglie democraticamente. Questo vale anche per Pisapia».
Perché ha queste riserve nei confronti di Pisapia?
«Lo stimo, ma da lui mi divide il fatto che ha votato Sì al referendum. Inoltre non lo capisco quando dice che con il Pd sono più le cose che lo uniscono da quelle che lo dividono».
Se è così cosa ci state ancora fare?
«Occorre definire un profilo. Se poi permane com’è adesso allora converrebbe andare da soli ».
Non teme la soglia del 3%?
«Ma non possiamo neanche morire di moderatismo, sennò si finisce come Renzi che ora dice dei migranti “aiutiamoli a casa loro”».
Ha letto il libro di Renzi?
«No, e in vacanza vorrei leggere dei romanzi».