sabato 15 luglio 2017

Repubblica 15.7.17
La guerra delle mini-scissioni Mdp: “È slavina”. Il Pd: “Falso”
La deputata Simoni, cugina di Renzi, passa con Bersani Altre defezioni sul territorio. Ma Cuperlo: non vado via
di Annalisa Cuzzocrea

ROMA. Una deputata che se ne va con i bersaniani di Mdp, l’area di Cuperlo che decide di restare, ma promette battaglia, e territori colabrodo, dove il travaso di dirigenti e attivisti verso il progetto di Bersani e Pisapia appare irreversibile (sebbene derubricato dall’inner circle di Renzi a «roba da poco»).
Per capire come il disagio, nel Pd, abbia superato il livello di guardia, bastava assistere ieri all’interminabile riunione di Sinistra-Dem. Sei ore che Gianni Cuperlo definisce «belle, alte, di contenuti», ma che hanno di fatto messo a punto un programma alternativo a quello del segretario, a partire dall’Imu sulla casa per i ricchi e da un manifesto su «pace, accoglienza e sicurezza da portare in giro nelle feste democratiche».
Nel giorno in cui Elisa Simoni - deputata toscana definita in Transatlantico “la cugina di Renzi” per via di una lontana parentela - lascia dicendo all’Huffington
Post:
«Il partito è ora più simile a Forza Italia del ‘94 che al Pd del Lingotto», le scelte di Cuperlo e di Cesare Damiano (ospite all’assemblea con i suoi “Laburisti”) sono opposte: «Restiamo spiega Cuperlo - ma con un’agibilità da ricostruire perché non si risolve il tema della scissione che ha spinto fuori una cultura fondativa del Pd insultando chi è uscito e ignorando la perdita di milioni di voti». «Mi pare che dalle parti della segreteria non si faccia niente per includere», dice Damiano, e profetizza: «Non c’è ancora una scelta di abbandono collettivo, ma possono esserci “smottamenti individuali” importanti». Al progetto di Giuliano Pisapia e Mdp sono vicini due senatori come Luigi Manconi (amico dell’ex sindaco da trent’anni) e Massimo Mucchetti. Gli smottamenti, però, sono soprattutto sul territorio. «C’è una slavina che viene verso di noi», dice Roberto Speranza, «anche se ancora riusciamo a recuperare solo in parte chi fugge dal Pd di Renzi». Non c’è solo la Simoni («Non è mia cugina! Come devo dirlo?», si è infuriato il segretario pd nel vedere la notizia battuta dalle agenzie. A essere cugini erano i nonni). L’elenco lo fa l’Mdp Nico Stumpo: «Negli ultimi giorni hanno abbandonato il Pd per venire da noi il capogruppo in regione Marche, il segretario provinciale di Lecce con 103 dirigenti, metà della lista di Mira, l’organizzazione giovanile di Reggio Calabria, con 300 ragazzi, poi qualche giorno fa il segretario dei giovani democratici di Modena, i due segretari provinciali della Basilicata, il consigliere regionale di Milano Onorio Rosati e con lui un pezzo di gruppo dirigente ». Noccioline, secondo il renziano Ernesto Carbone: «Abbiamo oltre 400mila iscritti, di cosa stiamo parlando? Piuttosto che fare la conta dei pochi che vanno da loro dovrebbero pensare a mettersi d’accordo su una linea politica: non mi sembra che Bersani, D’Alema e Pisapia parlino la stessa lingua». Il progetto di fusione è in effetti ancora confuso. Messo in crisi dall’annuncio di Pisapia di non volersi candidare in Parlamento. Massimo D’Alema - che invece per sé non lo esclude - ha detto ieri al Fatto che l’ex sindaco di Milano è un «leader che genera speranza», si è augurato che alla fine si candidi e che si possa lavorare uniti. Poi ha accusato Renzi di educare all’odio, per il passaggio del suo libro in cui il segretario pd rivela che la figlia gli chiese se era certo che Orfini avesse abiurato il dalemismo. «L’unica abiura - ribatte Orfini - l’ha fatta D’Alema. Io sono rimasto nella sinistra riformista mentre lui fa i forum con Asor Rosa e il Manifesto».