lunedì 10 luglio 2017

Repubblica 10.7.17
È battaglia sullo Ius soli positivo solo per il 27%
di Luigi Ceccarini

L’Osservatorio Demos-Coop propone oggi la 7° edizione del mapping. Le parole sottoposte alla valutazione degli italiani offrono un approfondimento sui temi legati all’immigrazione. Per ogni parola gli intervistati hanno espresso un sentiment - positivo-negativo – e attribuito l’importanza che, secondo loro, ognuna assumerà nel futuro. Tre questioni, riassunte da tre specifiche parole, rimandano alla problematica dell’immigrazione nel dibattito recente, anche alla luce dell’ultimo G20 di Amburgo e delle polemiche che hanno investito Renzi che ha affermato: «aiutiamo i migranti a casa loro». Sono lo ius soli, le Ong, il respingimento. Quindi, nell’ordine, la legge per conferire la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia e che abbiano una serie di requisiti. Le Ong, che con le loro navi sono finite al centro non solo del Mediterraneo ma anche di polemiche per il ruolo di soccorso svolto. Infine, l’accoglienza, o meglio il significato opposto: l’idea del respingimento per contrastare l’aumento, rispetto allo scorso anno, dei flussi verso l’Italia nel quadro delle difficoltà per rendere operativi gli accordi tra i paesi europei.
In questo scenario gli italiani che reagiscono positivamente alla parola ius soli sono una minoranza: il 27%. Questo lemma si colloca tra respingimenti (30%) e Ong (26%). I giovani sono quelli che mostrano maggiore apertura verso lo ius soli (34%) e le Ong (37%) e condividono meno l’idea del respingimento (21%). Se si guarda la mappa generale si vedrà che queste tre parole finiscono al centro della nuvola, nel campo di battaglia, cioè tra gli elementi del dibattito pubblico e dello scontro politico.
Proiettando solo alcune parole sulla mappa, il lessico sulla immigrazione, si osserva che questi tre significati si discostano dall’area della accoglienza, che si colloca in alto a destra che rimanda ad apertura e solidarietà, al cuore come approccio. Si tratta di una regione in cui si posiziona al centro la figura di Papa Francesco che si contrappone a quella di Donald Trump (in basso a sinistra). A dividerli – fin dalla campagna per la Casa Bianca - vi è l’idea dei confini e dei muri. Il Pontefice anche recentemente ha sottolineato il valore delle «porte aperte», riconoscendo la sofferenza dei migranti, che lui stesso ha riportato fisicamente (e simbolicamente) nell’aereo papale dopo un viaggio nel campo profughi di Lesbo, per consegnarli poi alle cure del volontariato cattolico (la Comunità di Sant’Egidio in quel caso). Trump, Salvini e Grillo, a loro volta, si posizionano vicini tra loro, in basso a sinistra nella regione della chiusura e del controllo sovranista dei confini. Prendono le distanze dallo ius soli e dalle Ong. Gli elettori della Lega, peraltro, sono quelli più in sintonia con l’idea del respingimento (59% vs. 30% della media). Sulla mappa compare anche la questione terrorismo, spesso associata al tema dell’immigrazione e allo scontro tra civiltà. Ma si posiziona ancor più a sinistra, nella zona più out. Il mapping, del resto, oltre al sentiment del presente registra anche i desideri del futuro, come quello di un mondo e di città più sicure.