venerdì 7 luglio 2017

La Stampa 7.7.17
“Meglio le bambole e i fumetti”
Così i giapponesi dicono addio al sesso
Aumentano i giovani che non hanno rapporti. Astinenza anche nelle coppie
di Carlo Pizzati

Un cinquantenne sorridente gironzola al terzo piano di un palazzo nel quartiere di Akihabara, capitale mondiale degli anime. Sta cercando qualcosa nel baccano di video-giochi e sigle di cartoni animati giapponesi. Infila una monetina in un distributore dove un braccio a gru agguanta un cuscino con stampata sopra una pre-adolescente in gonnellina, la diva di un manga. Se ne esce abbracciando felice il suo strumento onanistico. Questa è l’immagine che meglio condensa una serie di problemi che colpiscono il Giappone iniziando dalla crisi del sesso per finire nei rischi della decrescita del prodotto interno lordo e la possibile bancarotta del sistema pensionistico.
Secondo le ultime statistiche, infatti, le complicazioni della libido di un numero sempre crescente di giapponesi si stanno addensando in una tempesta perfetta. Ecco gli elementi. Primo, sta crescendo a dismisura la percentuale di vergini quasi quarantenni. Poi, le coppie sposate tra i 35 e i 50 anni hanno pochissimi amplessi. E intanto spopolano le waifu, mogli virtuali di quei reclusi digitali degli otaku che vivono incollati allo schermo nelle loro stanzette. Tanto che un economista ha proposto persino una «tassa sui belli» per far pagare a chi è bello un’imposta e rendere i nerd almeno più attraenti economicamente. Aumentano anche le storie di mariti che convivono (spesso in triangolo con mogli disgustate) assieme a silenziosi manichini, mentre le donne in carriera che lavorano dopo aver fatto figli sono chiamate «mogli diavole» dai tanti maschilisti, spingendo il 70 per cento delle neo-mamme a non tornare al lavoro.
La liceale
Nell’immaginario di un numero crescente di maschi solo il simulacro manga della liceale è in grado di regalare felicità. È unicamente nei ricordi adolescenziali che tanti salary men stressati da ufficio e famiglia trovano un lembo di felicità. Vediamo i dati che corroborano questo scenario da «strano Giappone» attenendoci ai fatti e non agli stereotipi culturali. La «sekkusu shinai shokogun» o «sindrome del celibato» esiste davvero. Le statistiche dell’Istituto per la ricerca su Società e Popolazione confermano che il 70% dei celibi e il 60 delle nubili tra i 18 e i 34 anni non ha relazioni. E il 42% dei maschi e il 44,2 delle femmine ammettono di essere ancora vergini.
Tra gli adulti non va molto meglio. Solo un terzo delle coppie sposate ha un rapporto sessuale una volta la settimana. Infatti, secondo uno sondaggio dell’associazione per la pianificazione familiare, la metà degli intervistati tra i 16 e i 49 anni non ha fatto l’amore nell’ultimo mese, con un aumento del 5 per cento in confronto a due anni fa.
Perché il Giappone non vuol più fare sesso? Gli intervistati rispondono: per la sfinimento dopo il lavoro, certo, ma anche per evitare le complicazioni emotive nel rapporto con un altro essere umano. Per il 23 per cento delle donne sposate il sesso «è una scocciatura» mentre per quasi il 18 per cento dei maschi l’interesse per il sesso con una donna è da «poco» a «davvero molto poco.» Meglio i manichini o i fumetti. E a breve i robot.
Gli esperti parlano di una fuga dall’intimità in un’economia molto sviluppata, ma con grande diseguaglianza di genere. Tre anni fa il Giappone ha raggiunto il punto più basso di crescita demografica. Se continua così, entro 50 anni il Paese potrebbe scendere da 120 a 87 milioni di abitanti.
Pannolini e pannolone
Questo arcipelago montagnoso è sovrappopolato. Ma il problema è che la piramide pensionistica, fino a vent’anni fa composta da una popolazione giovane che manteneva meno anziani, ora è invertita. Il Giappone è il Paese con la percentuale più alta di anziani al mondo. La vendita di pannoloni per incontinenti anziani ha battuto quella di pannolini per neonati. Gli omicidi, le rapine e i furti commessi da anziani sono aumentati del cinquemila per cento in 20 anni: i carcerati oltre i 65 anni sono il 20 per cento, altro record mondiale.
In una nazione dove metà giovani non vuole far sesso e sempre più anziani si danno al crimine, se la crescita economica continua a stagnare e il rapporto debito/Pil non migliora, i giapponesi non riusciranno più a far fronte al deficit.
Così non resta che fare di più l’amore. Che uno dei passatempi più piacevoli al mondo possa essere la soluzione? E allora, più sesso per tutti, per salvare il Giappone.