mercoledì 5 luglio 2017

La Stampa 5.7.17
Gerusalemme, un museo multimediale per camminare fra le radici del cristianesimo
Aperto al pubblico il primo nucleo presso il Monastero della Flagellazione
di Lea Luzzati

Un museo multimediale fra le mura della Città Vecchia è quasi una contraddizione in termini, certamente una sfida al tempo che le sue mura trattengono, a tutte le possibili declinazioni della fede che qui si incrociano quotidianamente, a volte si scontrano ma non di rado convivono dentro una specie di pace calda, o forse guerra fredda.
Invece, il primo nucleo del nuovo Terra Sancta Museum è stato appena aperto al pubblico presso il Monastero della Flagellazione: costruito in collaborazione con lo Studium Biblicum Franciscanum, la Custodia e l’associazione Pro Terra Sancta, si tratta di un cammino nella storia di Gerusalemme dall’epoca di Gesù al presente.
Progetto tanto ambizioso quanto al passo con i tempi, il Terra Sancta Museum, nel cuore di Gerusalemme, presenta un percorso di visita che si snoda in luoghi diversi della Città Vecchia, nella sua santità ma soprattutto nella sua straordinaria narrativa. Una volta ultimato sarà un grande museo dedicato alla millenaria presenza cristiana nella città santa, un vero e proprio museo diffuso che avrà sede nel Monastero della Flagellazione e nel Convento di San Salvatore, con una sezione archeologica ricca di reperti e una più propriamente storica e didascalica.
Sarà soprattutto un percorso lungo la Via Dolorosa, dentro la pietra dura e luminosa di Gerusalemme, in quel passato così lungo che in fondo sta già tutto nelle brevi e drammatiche ore della Passione, nelle sue stazioni, passo dopo passo verso il Calvario. Sarà una esperienza da vivere più che da visitare per fedeli d’ogni confessione e per chi la fede non ce l’ha, ma a Gerusalemme sente che tira un’aria speciale e il cielo ha una luce che non ha da nessun’altra parte del mondo.
La nuova ala multimediale del museo è dunque ora visitabile nel monastero della Flagellazione, là dove significativamente comincia il percorso della Via Dolorosa (il sito si trova in corrispondenza della seconda stazione): qui il visitatore viene trasportato nella città del tempo di Erode attraverso le immagini, i suoni, la narrazione. Gli effetti speciali delle nuove tecnologie servono non tanto per lasciare a bocca aperta o per far vivere al visitatore un’esperienza «estrema», piuttosto per accompagnarlo nel passato con l’immediatezza che solo i sensi ci permettono. Ma si tratta anche, e soprattutto, di un percorso di conoscenza storica.
E se la tecnica multimediale è ormai entrata nella dotazione dei musei e costituisce un’esperienza di visita comune, averla qui, in questo luogo e dentro questa storia, è qualcosa di speciale. È vero che Gerusalemme è un posto che fa perdere le coordinate del tempo e dello spazio, è vero che questa città è un melting pot dove tutto si incrocia e alla fine riesce a pure a convivere - non senza conflitti, contraddizioni, frustrazioni e ferite aperte, certo. Ma attraversare un’epoca storica e spirituale così profonda e cruciale attraverso una esposizione multimediale così sofisticata e convincente è davvero qualcosa di unico.
L’obiettivo è infatti non solo quello di far esplorare Gerusalemme e la cristianità, ma anche di informare il visitatore su questa millenaria presenza cristiana nella sua vita, nella discrezione di innumerevoli gesti quotidiani. Far sentire questa presenza più vicina e familiare ad ogni visitatore - cristiano, ebreo, musulmano o di qualunque altra confessione, o di nessuna confessione. E non ultimo, favorire il dialogo attraverso la conoscenza di un passato che immancabilmente si rivela più comune di quanto non ci si immaginasse prima di entrare nel vivo di quella storia. Perché Gerusalemme ha quello straordinario talento di rimanere sempre la stessa malgrado i cambiamenti che ha subito, malgrado gli innumerevoli passi che hanno lisciato e lucidato le pietre del selciato, gli innumerevoli sguardi che si sono levati verso il cielo azzurro, fra un muro di pietra e l’altro.