sabato 15 luglio 2017

il Manifesto 15.7.17
«Lotte di donne, migranti e operai: cresce l’onda socialista Usa»
Stati uniti. Intervista a Ahmed Shawki, fondatore della casa editrice Haymarket e protagonista della quattro giorni di Socialism2017: «I Democratic Socialist sono passati da 8.500 membri a 22mila. Ma più importante è la qualità del dibattito tra i giovani, al livello degli anni '70»
di Yurii Colombo

CHICAGO  Lo scorso week end a Chicago si sono incontrati oltre duemila attivisti della sinistra americana per discutere su come continuare la battaglia contro l’amministrazione Trump e le destre.
Socialism2017 è stata sponsorizzata dalle riviste Jacobin, International Socialist Review (Isr), socialistworker.org e dalla casa editrice Haymarket Books. Nella quattro giorni si sono svolti 160 dibattiti e seminari che hanno spaziato su tutti i temi più importanti: dalle lotte del movimento femminista americano fino allo studio delle lotte operaie degli operai neri a Detroit negli anni ’60.
L’occasione ci ha permesso di intervistare Ahmed Shawki, fondatore della Haymarket e redattore della Isr.
A che punto siamo qui in America con i movimenti sociali contro Trump e le destre?
Quello che è successo dopo l’elezione di Trump lo presagivamo ma non in queste dimensioni. Lo sciopero delle donne dell’8 marzo è stato un punto di svolta. A partire dall’appello di Angela Davis e della nostra compagna Keeanga-Yamahtta Taylor si è prodotta una mobilitazione di massa delle donne mai vista in questo paese.
Le lotte per difendere il diritto di immigrazione stanno continuando a livello locale. Per esempio il movimento in California per liberare Claudia Reuda, attivista dei diritti umani che rischiava di essere deportata. Dopo una lunga lotta siamo riusciti a farla rilasciare. Anche a livello sindacale le cose si stanno muovendo: proprio ieri a Boston migliaia di infermiere sono scese in sciopero per migliori salari e condizioni di lavoro.
Qui a Socialism2017 si è toccato con mano che ormai in America la parola socialismo non fa più paura.
La campagna per la candidatura di Bernie Sanders è stata decisiva. Migliaia di giovani si sono mobilitati nelle primarie, milioni di americani hanno sentito parlare per la prima volta alla tv di socialismo democratico. L’onda sta proseguendo. I Democratic Socialist of America in un anno sono passati da 8.500 membri a 22mila. A Socialism lo scorso anno erano venute circa 1.400 persone, quest’anno abbiamo superato le duemila. Sono numeri importanti per gli Stati uniti.
Ma ancora più importante è la qualità del dibattito tra i giovani militanti di sinistra: per avere un livello del genere bisogna tornare agli anni ’70. Certo, le organizzazioni di sinistra americana hanno differenze tra di loro, è naturale quando si arriva da diverse tradizioni e culture. Ma l’importante è che il dibattito prosegua nella mobilitazione unitaria e che sia franco ma non settario.
Parlaci della vostra casa editrice, Haymarket Books.
Senza falsa modestia credo che la Haymarket Books sia oggi la casa editrice più importante della sinistra radicale americana. Abbiamo ormai un catalogo di 500 opere. Naomi Klein ha deciso di pubblicare il suo ultimo libro con noi. Nel nostro catalogo abbiamo opere di Howard Zinn, Arundhati Roy, Noam Chomsky, Angela Davis. Questi autori di fama mondiale ci hanno permesso di pubblicare molti altri libri sulla storia del movimento operaio come per esempio la trascrizione completa dei Congressi del Comintern, le opere di Gramsci, studi sui movimenti sociali, lgbt, femministi. Andremo ancora avanti perché le idee della sinistra abbiano sempre più canali per penetrare nella società americana.
Quali rapporti si possono costruire tra sinistra europea e americana?
Guardiamo con grande rispetto alla tradizione della sinistra europea. L’ascesa di Corbyn in Gran Bretagna è di grande ispirazione e interesse. Ogni anno invitiamo a Socialism attivisti e studiosi europei. Quest’anno erano presenti dirigenti di Podemos, di Unità Popolare greca e del Npa francese. E poi militanti dall’Olanda, la Svizzera, l’Irlanda, la Scozia. Si è parlato della Russia putiniana. Credo che la sinistra europea debba trovare degli spazi specifici per discutere di tattica e strategia su scala continentale e mondiale. In questo quadro daremo sicuramente il nostro contributo.