mercoledì 12 luglio 2017

Corriere 12.7.17
La sinistra avverte: Gentiloni cambi rotta o cerchi i voti
a destra
Mdp a Pisapia: ora una forza politica, no a cartelli
di M. Gu.

ROMA Il governo rischia di perdere il soccorso rosso di Pier Luigi Bersani e compagni, prezioso soprattutto al Senato. Il «netto cambio di passo» invocato da Articolo 1 — Mdp non è arrivato e Roberto Speranza avverte il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: «O cambia rotta su politiche sociali e investimenti, o i voti li prenda dalla destra».
A cinque mesi dalla scissione del Pd, i fuoriusciti cercano una bussola per continuare il viaggio. L’approdo è un nuovo centrosinistra che abbia come leader Giuliano Pisapia. Tocca a Pier Luigi Bersani assicurare davanti alle telecamere che a sinistra si va d’amore e d’accordo, sia tra lui e D’Alema che nei rapporti con l’ex sindaco di Milano. Ma a porte chiuse, nell’assemblea degli eletti con il presidente Enrico Rossi e i capigruppo Francesco Laforgia e Cecilia Guerra, qualche straccio bagnato è metaforicamente volato.
I bersaniani spronano il fondatore di Campo progressista a «esercitare la leadership» e i parlamentari vicini a Pisapia rispondono senza troppo curarsi degli accenti diplomatici. L’onorevole Ciccio Ferrara parla prima di D’Alema: «Basta con questa storia che Pisapia tentenna perché vuole accordarsi con Renzi. Lui non lo ha mai dichiarato, mentre voi vi siete detti pronti ad allearvi con il Pd dopo le elezioni».
Pisapia, che alla riunione non c’era, non vuole che il nuovo soggetto politico nasca come una «sommatoria di sigle» degli sconfitti e chiede ai compagni di viaggio una «cessione di sovranità in un processo democratico». Insomma, se Pisapia si aspetta che Mdp sciolga il movimento, Speranza frena: «Non si cede sovranità, si assume sovranità insieme».
L’accelerazione non piace a D’Alema, convinto della necessità di rafforzare Articolo 1 sul territorio prima di unire le forze sotto le insegne di Insieme. «Pisapia vuole fare un nuovo partito, non vuole fare Mdp più Pisapia — è l’altolà di Ferrara —. Se invece si va avanti con un esercizio muscolare per definire i rapporti di forza, gli elettori che si sono rifugiati nell’astensione non ci voteranno». Il confronto, anche acceso, ha portato qualche passo avanti verso la lista unica. Si chiederà a Pisapia di partecipare a una cabina di regia per la costruzione di quella che Speranza immagina come «una forza politica forte e ampia, non un cartello elettorale che si scioglie il giorno dopo il voto».
Su proposta di Bersani, Alfredo D’Attorre sta lavorando a un manifesto che raccolga le proposte emerse sul palco di piazza Santi Apostoli, dove dieci giorni fa hanno parlato Pisapia e lo stesso ex segretario del Partito democratico. Pippo Civati ci sta e rilancia: «Il manifesto è la nostra proposta, la presenteremo da venerdì a domenica al PolitiCamp di Reggio Emilia».
Nel programma troverà spazio il tema della flessibilità, che D’Alema vorrebbe nella prossima legge di bilancio. «Quella di Renzi sul rapporto deficit pil al 2,9% è una proposta seria o una boutade elettorale? Se è una cosa seria — chiede Speranza — perché aspettare la prossima legislatura?». Insomma, alle parole devono seguire i fatti. Altrimenti Bersani e D’Alema, il quale voterebbe contro già sul decreto banche, diranno bye bye al governo Gentiloni.